Jade Empire: Special Edition

Dopo anni di attesa, giunge su PC uno dei bestseller della console di Microsoft Xbox. Bioware non delude, regalandoci un RPG action profondo ed elegante, che sprizza da tutti i pori incontestabile professionalità.

[articolo originariamente pubblicato il 22 marzo 2007]

1. Lo strano caso dello slogan riduttivo
Da qualche anno a questa parte, la denominazione “gioco di ruolo” viene usata sempre più a sproposito. Quello che un tempo era un genere di nicchia, oggi viene utilizzato, almeno nominalmente, come marchio di prestigio. Convinti forse che far credere all’utente di aver davanti un esponente di una categoria di giochi complessa comporti una qualche gratificazione all’utente medesimo, i distributori appioppano la categorizzazione GdR a giochi in cui trovare qualche elemento interpretativo risulta spesso una missione più complessa del completamento del gioco stesso. Il gioco di cui ora ci apprestiamo a parlare ribalta curiosamente questa abitudine all’eccesso che in genere permea i meccanismi pubblicitari. Sulla copertina di Jade Empire: Special Edition, conversione per PC del gioco già uscito anni fa per la console di Microsoft Xbox, c’è scritto “An award-winning action-RPG created by Bioware”. Quando si dice RPG action, la mente corre subito a giochi come Dungeon Siege o, meglio ancora, al loro progenitore Diablo: cioè, corre a giochi in cui per il novanta per cento del tempo si combatte contro orde di nemici. Sarà il caso forse di rivedere la definizione, dato che nel sedicente GdR action di Bioware (che in questo frangente ha collaborato con la casa di sviluppo Gray Matter) la maggior parte del tempo si passa dialogando. Certo, il combattimento è action nel senso che conta molto la coordinazione e la destrezza di chi muove i comandi, ma ciascuno scontro con il nemico non è che il tratto d’unione tra un episodio e l’altro della bella trama, caratterizzata dai soliti lunghi e curati dialoghi che ci permettono di riconoscere ormai a colpo d’occhio un prodotto Bioware. Eccesso di onestà da parte del distributore? Probabilmente, la spiegazione per questa operazione di auto-riduzione è molto più prosaica: il pubblico delle console non è quello dei PC, e un gioco di ruolo “puro” potrebbe non avere grande successo tra i cultori del joystick. Qualche che sia la motivazione, comunque, siamo di fronte a un prodotto di tutto rispetto, dove a combattimenti movimentati e adrenalinici si uniscono elementi narrativi che fanno l’invidia ai capolavori del genere.

2. Il personaggio giocante
Jade Empire è per certi versi un prodotto molto classico. Il giocatore sceglie un eroe, lo comanda direttamente tramite una interfaccia in terza persona, e gli fa risolvere varie missioni più o meno obbligatorie e più o meno collegate a combattimenti ed enigmi. La partita comincia con la selezione di uno degli eroi disponibili: ciascuno può essere personalizzato per quanto riguarda le caratteristiche, ma il loro aspetto rimane identico durante tutto il gioco (anche perché non è prevista la possibilità di cambiare abito e/o armatura).
Ciascun eroe è definito da tre valori essenziali: Corpo, Spirito e Mente. Il valore del Corpo determina la quantità di punti ferita; il valore dello Spirito determina la quantità di Ki (l’energia magica, che viene consumata lanciando incantesimi o scegliendo una particolare modalità di potenziamento dei colpi fisici); il valore della Mente determina la quantità di concentrazione (una energia consumata da particolari attacchi, per esempio tutti quelli con le armi). Corpo, Spirito e Mente determinano anche il valore delle tre abilità collegate al dialogo, che sono l’Adulazione, l’Intuito e l’Intimidazione. Una volta completato il rapido processo di creazione del personaggio, si viene catapultati nel tutorial, che simula le ultime fasi dell’addestramento del nostro eroe nella sua scuola di arti marziali. Entriamo così in contatto con l’interfaccia dell’esplorazione, che il programma separa nettamente da quella del combattimento, che affronteremo più avanti.
Come in quasi tutti i giochi Bioware, l’esplorazione è rigorosamente limitata ai luoghi in cui sono ambientate le quest principali e secondarie: nessuna area fine a se stessa è presente, ma la cosa non dà fastidio in un contesto come quello creato da questo gioco. Il movimento avviene tramite i consueti tasti WASD, mentre tramite il mouse possiamo variare la direzione dello sguardo; la telecamera è fissa dietro le spalle dell’eroe, che si gira assieme a essa. Stranamente, il gioco non consente di variare l’inclinazione della telecamera, che è prestabilita, solitamente puntata diritta davanti agli occhi del nostro eroe. Spostando quest’ultimo, potremo veder comparire sullo schermo una particolare icona che indica che ci troviamo nei pressi di qualche elemento con cui si può interagire: per farlo basterà cliccare il pulsante sinistro del mouse. In questo modo potremo leggere libri, aprire casse e forzieri e iniziare dialoghi. Questi ultimi sono gestiti secondo uno schema ad albero assolutamente identico a quello utilizzato in tanti altri giochi Bioware. Tutti i dialoghi sono doppiati, alcuni in una lingua inventata che ricorda il cinese e che simula il dialetto parlato dalla gente comune (mentre l’inglese simula la “lingua ufficiale” dell’Impero). Prima di occuparci del combattimento e degli altri aspetti del gioco, val la pena soffermarsi un po’ proprio sull’ambientazione.

3. Nell’Impero di Giada qualcosa non va
Già dalla confezione si capisce che Jade Empire non è ambientato nel tipico mondo fantasy medievaleggiante, ma in una versione ‘orientale’ del medesimo. Gli autori sono occidentali, quindi non dobbiamo cercare accuratezza filologica, ma gli sforzi per creare un mondo approfondito e credibile vanno sicuramente apprezzati. Oltre alla finezza della lingua creata ad arte per simulare il dialetto, nel gioco si trova una particolare cura nei dettagli architettonici e ambientali, nell’abbigliamento dei personaggi, e in genere nel tentativo di evocare quella particolare filosofia onnipervasiva dal carattere vagamente ozioso e fatalista che caratterizza alcuni periodi soprattutto della storia cinese. Già nel tutorial uno degli addestratori della scuola ci racconterà con insolita dovizia di particolari la distinzione tra i due allineamenti presenti nel gioco, ossia la filosofia della “mano aperta” e quella del “pugno chiuso”. In soldoni, si tratta della classica suddivisione tra bene e male, non propriamente affine alle filosofie orientali: eppure il modo in cui viene spiegata è credibile perché non semplicistico (per esempio, si dilunga sulla spiegazione della differenza tra il voler fare una cosa e il farlo e basta). L’allineamento, oltre a influire sulla posa che il nostro personaggio assume nel suo ritratto nella relativa schermata (i personaggi buonissimi sembrano santoni in preghiera) influenza anche la storia: ci sono diversi bivi che conducono a diversi esiti, e alcune quest, nonché alcuni stili di combattimento, sono accessibili solo ai cultori di uno dei due sentieri.
La vicenda narrata prende le mosse, neanche a dirlo, da alcuni problemi che improvvisamente turbano la tranquilla vita della tranquilla scuola in cui il nostro eroe si sta addestrando. Le zone che circondano Due Fiumi, il paesino di campagna che ospita la scuola, sono infestate da fantasmi e da banditi: tentare di risolvere questo problema significherà innescare tutta una serie di immediate e ben più serie conseguenze, e nel giro di qualche ora di gioco il nostro eroe si troverà completamente solo davanti alle rovine fiammeggianti della sua scuola, con l’obiettivo di salvare il suo maestro Li dalle grinfie di un esercito di rapitori piombato da quelle parti con chissà quale obiettivo in mente. Di capitolo in capitolo, il protagonista avrà modo di visitare tutti i luoghi più importanti dell’impero: la città capitale, un paio di cittadine di confine, luoghi selvaggi e perfino qualche piano celestiale. La storia esibisce il tipico marchio Bioware, che potremmo riassumere in quella capacità di essere contemporaneamente chiara (l’obiettivo da raggiungere è sempre palesato) ma anche complessa e multiforme, piena di deviazioni che poi si scoprono essere tutto fuorché semplici dettagli. Ciascuna locazione è costellata di personaggi di contorno che talvolta si prodigano in dialoghi lunghi e particolareggiati, che hanno magari solo l’utilità di raccontare la storia di un certo luogo o un qualche aspetto della cultura dell’impero. I personaggi con cui è obbligatorio parlare per proseguire sono invece contrassegnati da una freccia arancione che pende sopra le loro teste: in ogni caso, la trama principale lascia almeno due forme di libertà, una che si concretizza nella possibilità di scegliere quasi sempre tra sentiero della “mano aperta” e sentiero del “pugno chiuso”, l’altra che riguarda l’ordine attraverso cui le missioni importanti vanno svolte, che spesso non è precisamente stabilito.

4. Il combattimento
Gli scontri con i nemici sono il vero momento in cui Jade Empire mostra di essere effettivamente action. Quando ci si avvicina a una creatura ostile, l’interfaccia del gioco cambia: in basso a sinistra compaiono le icone degli stili di combattimento, così da permetterci di sceglierne uno adatto al momento (la scelta si può effettuare anche tramite scorciatoia da tastiera). Ciascuno stile si materializza in una serie di colpi: il colpo semplice, il colpo avanzato e la parata. Il colpo semplice è il più rapido, ma può venire bloccato completamente dalla parata. Il colpo avanzato può rompere la parata, ma la sua esecuzione è lunga e nel frattempo si è vulnerabili ai colpi semplici. La parata, come già spiegato, blocca i colpi semplici ma viene interrotta da un colpo avanzato. In pratica, si tratta del solito meccanismo della morra cinese: bisogna fare attenzione a quello che sta facendo il nemico e agire di conseguenza, con tempismo e anche con un pizzico di creatività. Infatti queste tre opzioni non sono le uniche disponibili: si può scartare di lato tentando di evitare del tutto un attacco, saltare, nonché utilizzare uno stile che non sia di attacco. Ci sono infatti anche stili chiamati “di supporto”, che non effettuano danni ma sono comunque utili (per esempio, uno rallenta i movimenti nemici), nonché gli stili “di trasformazione”, che fanno assumere all’eroe le sembianze (e la potenza) di qualche terribile demone.
A tutto questo si aggiungono altre amenità: tenendo premuto un tasto, il nostro eroe può guarirsi utilizzando il suo Ki, anche nel bel mezzo di un combattimento; premendo un altro tasto, può adoperare il Ki per aumentare la potenza dei suoi attacchi; premendo un terzo tasto, può consumare il suo Focus per entrare in una sorta di bullet time (atmosfera distorta in cui i nemici sono lenti e l’eroe è veloce). A complicare ulteriormente le cose è la natura del nemico che stiamo combattendo: se un semplice brigante è vulnerabile a qualunque attacco, un fantasma è immune alle armi, mentre un demone è immune alla magia. Dopo questa spiegazione, si potrebbe pensare che il combattimento in Jade Empire sia off-limits per chi ha riflessi lenti e per chi ama ponderare le sue azioni. Niente di tutto questo: anzitutto esiste la possibilità di mettere in pausa in ogni momento, in secondo luogo la difficoltà degli scontri è calibrata leggermente verso il basso e sembra venire incontro proprio ai giocatori “lenti” (come il sottoscritto). Nonostante la sua natura più da picchiaduro, il sistema di combattimento di Jade Empire è, nella prassi, non troppo dissimile da quello di Oblivion, e può quindi rappresentare un ottimo compromesso anche per chi solitamente disdegna l’azione.

5. I seguaci; l’eredità delle console
Durante le sue peregrinazioni, il nostro eroe incontrerà di quando in quando qualche strano personaggio disposto, per i motivi più vari, ad accompagnarlo durante l’avventura. Questi compagni di viaggio rappresentano un elemento centrale del gioco: da un lato condizionano spesso i dialoghi, intervenendo per esprimere il loro punto di vista, dall’altro sono fondamentali in combattimento. Quasi tutti i seguaci sono caratterizzati da uno stile di attacco e uno stile di supporto, che il giocatore può selezionare tramite un’apposita schermata. Scegliendo lo stile di attacco, il seguace ci aiuterà attivamente durante gli scontri; scegliendo lo stile di supporto, ci fornirà un aiuto indiretto spesso decisivo (la ricarica del Ki o dei punti ferita, o anche la concessione di un nuovo e altrimenti inaccessibile stile di attacco). Ciascun compagno è fortemente caratterizzato a livello di identità: si va dal brutale omone che sa solo menare la sua ascia a un raffinato ladro gentiluomo, dalla nostra amica della scuola di arti marziali a una povera ragazzetta posseduta da un demone.
Possiamo scegliere un compagno alla volta, ma tutti i potenziali seguaci ci seguiranno durante l’avventura: quelli che l’eroe non porta con sé rimarranno al suo accampamento, da cui nei momenti di snodo più importanti commenteranno assieme gli ultimi sviluppi della trama (in modo non troppo diverso da quanto avviene in Neverwinter Nights 2). Scegliendo con accortezza il proprio seguace anche in base all’eroe selezionato all’inizio, sarà possibile far scattare dialoghi pensati appositamente per quella coppia: c’è anche l’evenienza che il compagno inizi a flirtare con l’eroe, con conseguenze spesso molto divertenti.
In mezzo a questo bel panorama, la nota più stridente è forse quella portata dall’interfaccia, singolarmente invasiva e macchinosa, prova più evidente del fatto che Jade Empire è un prodotto inizialmente nato per essere ‘navigato’ tramite joystick e non con il più immediato sistema composto dall’accoppiata mouse-tastiera. Le schermate di gestione del personaggio sono richiamabili premendo il tasto ESC: per spostarci da una all’altra dobbiamo cliccare enormi pulsantoni posti su una altrettanto enorme barra collocata sul margine superiore dello schermo. La prima schermata riporta le statistiche e viene utilizzata essenzialmente per passare di livello; ci sono poi schermate per gli stili di combattimento, il diario, i seguaci, il nostro amuleto (l’eroe possiede un amuleto in cui può inserire un numero variabile di pietre che aumentano le sue caratteristiche), la mappa e le opzioni.
La cosa più incomprensibile è come mai alcune schermate molto importanti siano confinate in sotto-categorie che vanno raggiunte, dopo averle trovate, tramite una serie di clic decisamente più lunga rispetto alla media. L’esempio più lampante è l’inventario che, anche se non fondamentale come in molti altri GdR, rimane pur sempre il posto dove andare a leggere le descrizioni degli oggetti rinvenuti: per accedervi occorre andare nel diario e da lì cliccare un altro pulsante. Stessa cosa dicasi per le “tecniche”, che sono particolari upgrade che il nostro personaggio può acquistare dai mercanti: per trovarle bisogna andare nella schermata delle caratteristiche e da lì premere un altro pulsante. Viste le risoluzioni che gli attuali computer riescono a supportare, sarebbe forse stato il caso di riscrivere completamente questa parte del gioco: con un minimo di impegno, tutte le informazioni necessarie sarebbero entrate senza problemi in pochissime schermate facilmente accessibili.

6. Grafica e sonoro; conclusioni
Nonostante gli aggiornamenti che ha ricevuto in seguito alla conversione per PC (riguardanti soprattutto la risoluzione e la definizione delle texture), Jade Empire tradisce in pieno la sua età. Questo però non è necessariamente un problema, anzi: lo stile grafico è molto elegante e, anche se i paesaggi sono poveri di poligoni e decisamente spogli rispetto a quelli di un Oblivion, la ricchezza dei colori e l’abbondanza di elementi animati, nonché la cura con cui sono realizzati i modelli dei personaggi più importanti, ripagano ampiamente dal resto.
Senza contare che l’essenzialità delle ambientazioni fa sì che il gioco sia estremamente facile da gestire per il computer: Jade Empire è uno dei giochi più leggeri e funzionali che ci sia capitato di provare da molti mesi a questa parte, e in un panorama come quello del nostro hobby, dove spesso tra l’acquisto del gioco e il suo utilizzo passano interminabili ore (se non giorni o mesi) di ottimizzazione, questa è senz’altro una buona notizia. Il commento audio è esattamente quello che ci si aspetta da un titolo di questo genere: le arie fondono sapientemente l’atmosfera orientaleggiante con lo spessore epico delle vicende narrate, e gli effetti sonori e i doppiaggi sono adeguati.
Jade Empire è un gioco più che buono, che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti del GdR digitale, compresi quelli che normalmente non sopportano gli action. Non si tratta certo di un capolavoro epocale, ma nessuno ha mai preteso che lo fosse: anzi, per certi versi il battage pubblicitario si è concentrato su un aspetto, il combattimento, che alla fine dei conti è assolutamente marginale. In realtà Jade Empire è una bella storia, narrata attraverso bei dialoghi e personaggi curati e profondi, e nella quale è possibilissimo fare un po’ di interpretazione senza tante pretese. Già questo non è così comune; se ci uniamo l’assoluta mancanza di problemi tecnici, la leggerezza del motore grafico e le consuete professionalità ed eleganza che contraddistinguono i prodotti Bioware, possiamo tranquillamente concludere che siamo di fronte a un prodotto che val la pena acquistare e giocare.

Tre pregi di Jade Empire
Tre difetti di Jade Empire
Non è un GdR action!
Interfaccia macchinosa
Caratterizzazioni e dialoghi curati e profondi
Non si può creare da zero il personaggio
Storia e tematiche complesse
Elemento esplorativo quasi assente

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