Il gioco che ci apprestiamo ad analizzare è un ibrido davvero originale: lo scheletro è quello di un semplice e tradizionale RPG, ma ciascun evento viene risolto attraverso avvincenti… puzzle!
[articolo originariamente pubblicato il 30 giugno 2008]
1. La moda ben interpretata
Non si può certo dire che la contaminazione dei generi manchi nell’ambito dell’intrattenimento videoludico. Anzi, per certi versi si può affermare che, grazie anche alla giovane età del mezzo e alla conseguente assenza di rigide categorizzazioni, molti titoli fanno genere a sé. Intuendo la possibilità di attirare un pubblico più vasto, molti sviluppatori esibiscono l’ibridazione del proprio prodotto con grande sicumera, dimenticando spesso che i giocatori più esigenti, quelli che costituiscono il famoso zoccolo duro di ciascun genere, solitamente apprezzano maggiormente i giochi che si specializzano in un ambito esclusivo, approfondendolo a dovere. Gli sviluppatori statunitensi di Vicious Cycle, però, hanno avuto quella che potremmo definire un’idea geniale: anziché contaminare due generi complessi, quali ad esempio il gioco di ruolo e lo strategico in tempo reale, hanno contaminato un genere complesso, il GdR, e un genere molto semplice, quasi paradigma del cosiddetto casual game, il puzzle. Così è nato Puzzle Quest, un titolo dal budget limitato ma che ha riscosso un interesse altissimo tra gli appassionati, superando senza dubbio le più rosee speranze degli stessi sviluppatori. Si tratta di un prodotto che come ora vedremo è a dir poco sorprendente in termini di giocabilità e piacevolezza, anche se val la pena sottolineare fin da subito che la caratura interpretativa di Puzzle Quest è risibile e che la componente da GdR serve solo come intelaiatura atta a legare tra loro le diverse sessioni di puzzle, autentico cuore del gioco.
2. Overview
Apparentemente, Puzzle Quest ha tutti gli elementi tipici di un RPG di stampo classico. Il giocatore inizia scegliendo un alter ego tra quattro classi predefinite (guerriero, cavaliere, mago, druido), attribuisce al proprio personaggio un nome e un ritratto e inizia a muoverlo sopra una semplice mappa bidimensionale rappresentante il reame di Etheria. Si tratta di un regno fantasy classico che più classico non si può con elfi, nani, orchi, maghi e incantesimi: piccole icone sulla mappa rappresentano città, locazioni selvagge, caverne, rovine, gruppi di nemici in agguato. Il giocatore muove il proprio personaggio lungo linee che collegano le varie ambientazioni, e in ciascuna di queste può accedere a un menu a tendina che indica tutte le attività che è possibile esercitare in quel posto, per esempio visitare un mercante o una taverna, accettare una missione, cercare un manufatto prezioso o combattere contro un pericoloso nemico.
C’è una missione principale da seguire, incentrata sull’invasione demoniaca che il perfido Lord Bane ha in mente di scatenare sulle amene lande di Etheria; ma ci sono anche parecchie missioni secondarie, alcune epiche e altre dimesse (o addirittura comiche) e c’è anche la possibilità di arruolare altri avventurieri creando un vero e proprio party. Non manca la possibilità di accumulare punti esperienza che faranno crescere di livello il personaggio, con conseguente possibilità di migliorare le sue caratteristiche e di acquisire nuove abilità e incantesimi. Cos’è allora a rendere Puzzle Quest così originale? Il metodo migliore per scoprirlo è iniziare un qualunque combattimento: anziché essere posti di fronte a una rappresentazione tridimensionale o isometrica del nostro eroe e dei suoi nemici e anziché dover dar ordini in tempo reale o a turni al nostro alter ego, lo troveremo assieme al suo avversario alle parti opposte di una… scacchiera!
3. La guerra è questione di logica
La plancia di gioco è suddivisa in tante caselle, ciascuna occupata da una determinata pedina, scelta casualmente all’inizio della partita. Le pedine possono essere sfere di quattro colori (verdi, rosse, gialle e blu, corrispondenti alle quattro scuole di magia), pile di denaro, teschi o stelline viola. La sfida si svolge a turni e ciascun giocatore può, nel suo turno, effettuare una sola mossa. Le mosse consistono nel scambiare di posto due pedine affiancate, sia in orizzontale sia in verticale (ma non in diagonale): scopo della mossa deve essere quello di creare una fila in orizzontale o in verticale di tre pedine identiche. Una volta formata la fila le tre pedine spariranno, le pedine soprastanti scivoleranno in basso per riempire gli spazi vuoti e nuove pedine, sempre scelte casualmente, verranno introdotte nella scacchiera. Ogni volta che viene formata una fila, il giocatore che l’ha formata si appropria dell’effetto causato dalle pedine utilizzate: le sfere colorate comportano un aumento proporzionale del mana della rispettiva scuola, le pile di denaro comportano un aumento dei soldi nell’inventario, le stelline viola comportano un aumento di punti esperienza; le pedine più importanti in fase bellica sono però indubbiamente quelle rappresentanti un teschio: il giocatore che le allinea causerà dei danni al nemico, concretizzati sotto forma di una diminuzione dei suoi punti ferita. Il combattimento termina quando uno dei due contendenti perde appunto tutti i suoi punti ferita.
Ci sono moltissime eccezioni e variazioni sul tema di cui occorre tener conto. Per esempio, se un giocatore allinea ben quattro o cinque pedine identiche, ottiene dei bonus particolari e soprattutto può continuare a giocare. Ogni tanto inoltre compaiono sulla scacchiera dei teschi lampeggianti che, se allineati ad altri teschi, causano danni supplementari e in più distruggono tutte le pedine circostanti, rivoluzionando l’aspetto della scacchiera. Le variazioni sul tema più interessanti sono però gli incantesimi e le abilità dei personaggi: il mana accumulato nel corso della partita serve proprio per attivare tali incantesimi e abilità. Alcuni hanno un effetto circoscritto, per esempio causano un danno diretto all’avversario oppure curano chi li lancia; altri invece possono mutare drasticamente le sorti di una partita distruggendo tutte le pedine di un certo tipo sulla scacchiera o causando effetti a lungo termine, che si protraggono anche nei turni di gioco successivi. Gli incantesimi a disposizione sono moltissimi, alcuni parecchio fantasiosi: normalmente ciascun personaggio ottiene le sue abilità caratterizzanti a determinati passaggi di livello, ma può anche impararle dai nemici, come spieghiamo più sotto; il problema è che è possibile equipaggiare un numero limitato di abilità e di incantesimi, che andranno scelti con attenzione tra un combattimento e l’altro. Non dimentichiamo poi che l’equipaggiamento può influenzare profondamente il combattimento attribuendo bonus o addirittura abilità supplementari, e che la stessa cosa possono fare anche i compagni di viaggio del protagonista o la sua cavalcatura. I puzzle di Puzzle Quest sono creativi, vari, intelligenti e stimolanti: la ripetitività che dopo molte ore di gioco sembrerà caratterizzarli non è certo responsabilità degli autori, ma tratto costituente questo genere particolare, destinato all’origine a giocatori di poche pretese in cerca di qualche minuto di semplice svago.
4. Non di sola spada
Le attività sulla scacchiera sono la parte nettamente preponderante in Puzzle Quest, ma esse non si esauriscono nel combattimento. Altri eventi dall’esito incerto vengono risolti attraverso un puzzle, che spesso interpreta in modo diverso i simboli e le modalità operanti all’interno degli scontri con i nemici. Un buon esempio è la procedura per catturare gli avversari: dopo che ci si è vittoriosamente scontrati con una creatura per un certo numero di volte, è possibile tentare, in occasione dello scontro successivo, di catturarla; una creatura catturata può essere utilizzata come cavalcatura oppure si può tentare di imparare un suo incantesimo per aggiungerlo alla propria lista. Lo schema per la cattura è una autentica prova enigmistica: bisogna liberare la scacchiera da tutte le pedine attraverso la consueta procedura, facendo attenzione a non farne rimanere neanche una “spaiata”. Sfide complesse e stimolanti sono anche quelle relative all’apprendimento di nuovi incantesimi (nelle quali occorre accumulare grandi quantità di mana e un certo numero di icone rappresentanti una pergamena, che compaiono sulla scacchiera in circostanze particolari) o all’addestramento della propria cavalcatura (nelle quali viene contemplato un tempo limite per ciascuna mossa). E non finisce qua: sfide alternative sono previste per la creazione di oggetti magici, per l’assedio di città nemiche, per la ricerca di rune magiche con cui migliorare armi e armature… gli autori di Puzzle Quest hanno tentato in tutti i modi di rendere il più diversificati possibile i loro puzzle, e il risultato va indubbiamente apprezzato.
5. Tra un puzzle e l’altro
Una volta messa da parte la scacchiera, non dovremo solamente muovere il nostro personaggio verso una nuova ambientazione e, di conseguenza, un nuovo scontro. I programmatori hanno infatti previsto piacevoli diversivi che, pur non imponendosi nell’economia generale del gioco, contribuiscono ad alleviare la concentrazione (anche visiva) necessaria per i puzzle e a legare tra loro i diversi momenti della campagna. Quest’ultima, molto semplice e stereotipata, viene costruita soprattutto attraverso i dialoghi, che partono in momenti predefiniti e sono realizzati attraverso schermate statiche bidimensionali rappresentanti i due interlocutori ai lati e uno sfondo variabile al centro; le battute compaiono all’interno di fumetti e si alternano seguendo il ritmo dei clic del mouse. Spesso sono arricchite da piccoli dialoghi anche le missioni secondarie, che anzi risultano talvolta più curiose e interessanti della stessa quest principale; alcune avventure opzionali sono collegate ai personaggi arruolabili come alleati dal protagonista, e contribuiscono a definirne maggiormente la personalità. C’è un orco dotato di appetito sovrumano che è alla perenne ricerca di qualcosa di nuovo da mangiare; c’è il nano logorroico che sta tentando di rimettere assieme un potente macchinario i cui pezzi sono sparsi in giro per il mondo; c’è l’elfo involontario responsabile della morte della sua amata e in cerca di redenzione. Alcune missioni presentano anche semplici biforcazioni che hanno conseguenze sugli oggetti ricevuti come ricompensa o anche sulla possibilità o meno di arruolare un certo compagno.
Oltre ai dialoghi, altre attività collaterali sono l’immancabile shopping (è possibile sia acquistare nuovo equipaggiamento sia vendere quello in eccesso), la visita alle taverne (concretizzata nella possibilità di pagare qualche moneta in cambio di informazioni sotto forma di gossip) e tutte le attività connesse alla gestione della propria cittadella: operazioni come l’addestramento di cavalcature o l’imprigionamento di nemici saranno possibili solo dopo aver eretto nel proprio quartier generale qualche struttura adatta, normalmente in cambio di denaro. Sono quindi numerose le attività di microgestione disponibili, anche se va sottolineato che sono quasi tutte facoltative: al livello di difficoltà standard, la campagna è risolvibile senza problemi anche senza mai ricercare un nuovo incantesimo o creare un nuovo oggetto magico, e volendo anche senza mai arricchire il proprio inventario con nuovo equipaggiamento. Anche perché in caso di sconfitta non è prevista nessuna penalità: semplicemente, sarà necessario ritentare lo scontro prima di proseguire.
6. Il motore di gioco
Come abbiamo ripetutamente detto, Puzzle Quest è un gioco graficamente molto semplice, tanto da poter essere in alcuni casi scambiato con una produzione semi-amatoriale. Vista la particolare natura del titolo, comunque, la cosa non infastidisce, anzi: lo stile grafico del gioco è elegante, pulito e funzionale, e l’utilizzo di elementi tridimensionali o di shader avanzati sarebbe risultata certamente del tutto fuori luogo. Personaggi e ambientazioni sono disegnati a mano e sono caratterizzati da colori vivaci, linee di contorno decise e attributi fortemente accentuati: alcuni non sfigurerebbero in un fumetto, altri ricordano con decisione i personaggi di un manga piuttosto che di una produzione grafica fantasy occidentale. Piacevoli anche i semplici effetti grafici adoperati durante le sessioni di puzzle per sottolineare l’utilizzo di incantesimi o abilità: gli eventi in corso vengono ‘raccontati’ attraverso grandi scritte che compaiono e scompaiono, mentre i danni al nemico vengono rappresentati da un efficace fulmine che si propaga dai teschi allineati fino al ritratto del malcapitato. Molto vario ed epico risulta poi il commento sonoro, anche se per forza di cose i motivi si ripetono parecchio. Inutile dire che Puzzle Quest è estremamente modesto in termini di requisiti hardware: praticamente tutti i computer in commercio possono farlo girare al massimo dettaglio, inclusi quelli con scheda video integrata.
7. Conclusioni
Puzzle Quest rientra solo per il rotto della cuffia nel genere dei RPG; purtuttavia, se accettiamo come “definizione minima” di RPG un gioco dove è presente un alter ego del giocatore personalizzabile e migliorabile, allora Puzzle Quest è un RPG. Certamente un RPG molto strano, dove mancano moltissime caratteristiche tipiche di questo genere, prima tra tutte la possibilità di esplorare ambienti muovendo un avatar rappresentante il proprio alter ego. Al di là di queste questioni di categorizzazione, comunque importanti in un contesto come quello rappresentato da questo sito, si può dire senza ombra di dubbio che Puzzle Quest è in ogni caso un gioco molto piacevole, parecchio stimolante e soprattutto decisamente originale. Val la pena provarlo anche solo per rendersi conto di quanto c’è ancora da scoprire e da sperimentare nel mondo dell’intrattenimento videoludico, ma anche per meravigliarsi di fronte alle possibilità offerte dallo scheletro dinamico che il gioco di ruolo è in grado di creare attorno a una avventura o a una ambientazione. Il limite maggiore di questo prodotto è insito nella preponderanza che al suo interno ha l’elemento puzzle. Come abbiamo già accennato, si tratta di una tipologia di gioco irrimediabilmente ripetitiva, pensata per sessioni brevi e non per lunghe full immersion. Il giocatore hardcore che si accosta a Puzzle Quest deve fare molta attenzione a non adoperarlo come se fosse un gioco ‘vero’: giocarci ininterrottamente per tutto un pomeriggio porta inevitabilmente alla noia, mentre considerarlo uno stimolante rompicapo con cui ingannare qualche mezz’ora può significare la scoperta di uno dei prodotti videoludici più interessanti degli ultimi mesi.
Tre pregi di Puzzle Quest
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Tre difetti di Puzzle Quest
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Originale |
Inizialmente può creare dipendenza
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Giocabilità semplice ma profonda
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Non è un vero RPG
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Motore di gioco leggero ed elegante
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Alla lunga noioso e ripetitivo
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Non conoscevo questo gioco, quindi grazie di avermelo fatto scoprire, Mosè. Non posso definirmi il più grande appassionato di puzzle games, però è un’interessante combinazione tra generi che va provata almeno una volta.
Se posso muovere un’ulteriore critica all’opera, per quel poco che ho potuto vedere dopo qualche ora di gioco, il giocatore umano mi sembra TROPPO penalizzato rispetto al computer: ogni volta che affronto un combattimento, all’avversario controllato dall’AI piovono caterve di teschi e può così dar vita a combo devastanti, nel mio caso è già tanto se scende una tessera dell’elemento che mi serve per caricare il mana. O forse sono io che sono troppo sfortunato.