L’ultima espansione per l’ormai sterminato mondo di Fallout New Vegas ci porta sulle tracce di un personaggio enigmatico, che apparentemente sa molte cose sul passato del nostro alter ego.
[articolo originariamente pubblicato l’1 ottobre 2011]
1. L’escluso ripescato
Programmare un gioco dalle trame multiple e reciprocamente intrecciate è probabilmente l’obiettivo più difficile che uno sviluppatore può porsi. Lo sa di certo molto bene Chris Avellone, leader di Obsidian, che nella sua carriera ha dato vita a quelli che sono probabilmente i videogiochi di ruolo più complessi dal punto di vista narrativo: eppure questa consapevolezza non gli ha impedito di concepire un progetto come Fallout: New Vegas, che si caratterizza proprio, come abbiamo diffusamente trattato nella sua recensione, in forza di un contenuto ricco, profondo e incredibilmente sfaccettato. È del tutto inevitabile, mentre un progetto simile passa dalla fase concettuale a quella operativa, che alcune tessere rimangano fuori dal mosaico: magari perché ci si rende conto che idee diverse avute in momenti diversi non riescono a collimare senza contraddirsi, oppure perché i crudeli tempi imposti dall’economia dello sviluppo non consentono di dilungarsi oltre.
L’ultima espansione per New Vegas, intitolata Lonesome Road, nasce proprio con l’obiettivo di tentare di colmare il vuoto lasciato dall’esclusione, dal gioco originale, di un personaggio che doveva essere, secondo gli obiettivi iniziali, nientemeno che uno dei potenziali compagni di viaggio del protagonista. Includere tale personaggio in carne e ossa è risultato, alla fine, troppo complicato: invece di eliminarlo del tutto dal mondo di gioco, però, gli autori hanno deciso di evocarlo in varie occasioni e di lasciare a una espansione il compito di spiegare meglio questi accenni sparsi. L’espansione è finalmente arrivata: scopriamo dunque chi si cela dietro l’enigmatico Ulysses.
2. Il potere della Storia e il potere dell’Eroe
Tra i tanti raggruppamenti umani spazzati via dall’avanzare della violenta Legione guidata da Caesar, per maggiori informazioni sulla quale rimandiamo alla recensione del gioco originale, c’è una tribù dell’Arizona chiamata Twisted Hairs. Ulysses è originariamente un membro di questa tribù, ma anziché essere ucciso da Caesar viene arruolato da quest’ultimo come corriere e informatore. Nel corso dell’avanzamento dei suoi nuovi alleati verso il Nevada, Ulysses è il primo a varcare il fiume Colorado e a entrare in contatto con la New California Republic (NCR), destinata a diventare la nemesi della Legione. Pur fedele a quest’ultima per senso di lealtà, l’esploratore è decisamente perplesso dai suoi metodi e anche dai suoi obiettivi, senza per questo avere troppa fiducia in quel poco che vede della NCR: la sua ossessione, piuttosto, è la necessità di trovare un simbolo, una bandiera attorno a cui unire le popolazioni sopravvissute all’olocausto nucleare, dato che solo il senso di appartenenza a una comunità universale può dare un senso e un obiettivo a lungo termine all’umanità concepita nel suo insieme. Un barlume di speranza viene acceso in Ulysses da una comunità chiamata Divide, apparentemente pacifica e aggregata attorno le insegne della vecchia bandiera americana (reinterpretata sulla base della storia futura immaginata dal gioco, ossia con tredici stellette anziché cinquanta).
Purtroppo quell’Eden solitario viene presto conquistato dalla NCR, e quindi successivamente attaccato dalla Legione: Ulysses non si perde d’animo e cerca in tutti i modi di salvare la comunità dalla violenza, ma i suoi tentativi sono definitivamente vanificati da una apocalittica serie di esplosioni e terremoti che colpiscono proprio quel territorio. Qualche evento, evidentemente, ha fatto detonare tutto l’esplosivo presente nell’area sotto forma di missili e testate nucleari: Ulysses, unico sopravvissuto, se ne va disilluso, ma il sogno del Divide e della sua comunità pura resta per sempre nella sua mente. Dopo varie traversie, che lo portano da un lato a staccarsi progressivamente dalla Legione e dall’altro a visitare alcuni dei luoghi già visti sia nel gioco originale sia nelle altre espansioni (dove lascerà tracce), Ulysses si trova a lavorare per la stessa compagnia di consegne che ha assoldato il corriere protagonista del gioco. Quando quest’ultimo accetta di consegnare il misterioso chip di platino attorno a cui ruota tutta l’avventura principale, Ulysses ha appena rifiutato di effettuare la stessa consegna. Evidentemente questo ‘collega’ ha tenuto sott’occhio il nostro alter ego per tutte le sue peripezie, visto che è lui stesso a invitarlo a entrare nelle terre desolate e devastate del Divide, con l’obiettivo di avere un confronto finale che somiglia davvero poco al semplice desiderio delirante di un pazzo. L’incontro con Ulysses svelerà, invece, tante cose sia sul mondo di gioco sia soprattutto sul passato del protagonista, scatenando più di una riflessione sul seguente tema: può il singolo gesto del singolo individuo cambiare la Storia? E se il gesto che cambia la Storia è stato effettuato involontariamente, chi deve esserne chiamato a rispondere?
3. L’equivoco avelloniano
Lonesome Road ha una struttura che lo diversifica in modo piuttosto accentuato dalle altre espansioni e, ancor più, dal gioco originale. Si tratta di una avventura assolutamente lineare, ambientata in un territorio che può essere esplorato solo in una determinata direzione, pur non mancando la possibilità di accedere a qualche piccola deviazione verso tesori nascosti, o di voltarsi all’indietro e di tornare nel Mojave, per poi riprendere la ‘strada solitaria’ in ogni momento. Il Divide, peraltro, non è composto solamente da una strada: è un’area piuttosto vasta, che si estende abbondantemente anche in orizzontale, ma i programmatori hanno escogitato vari espedienti ‘scenici’ per costringerci a rimanere sempre più o meno sui binari. In alcuni frangenti, per esempio, la strada è davvero una strada, sopraelevata sull’ampia vallata sottostante: se nel gioco originale in un caso simile è sempre possibile saltare giù, in questo caso provarci significa assistere alla morte precoce del protagonista. Non dobbiamo pensare, comunque, che tutta la faccenda si risolva semplicemente in un avanzamento meccanico dal punto A al punto B: a rendere il tutto più interessante non ci sono solo gli immancabili nemici o l’altrettanto immancabile bottino, spesso celato in punti scarsamente accessibili, che richiedono dunque una certa dose di intuito e di volontà di esplorazione per essere raggiunti (alcune aree secondarie, poi, vengono rese effettivamente disponibili solo se il giocatore fa detonare con un’apposita arma le varie testate nucleari che punteggiano il territorio).
A vivacizzare il nostro cammino lungo la strada solitaria sono soprattutto le periodiche conversazioni con Ulysses, che pur aspettandoci alla fine della medesima può comunque comunicare con noi attraverso ED-E, il robottino volante già potenziale compagno di viaggio nel gioco base e personaggio assai importante in questa espansione (all’inizio dovremo arruolarlo per forza, pena l’impossibilità di proseguire; in realtà, a voler essere pignoli, quello che recluteremo non è esattamente l’ED-E del Mojave, ma una sua replica abbastanza fedele). Questi scambi verbali rappresentano forse la quintessenza della scrittura di Avellone, con tutti i suoi notevoli pregi ma anche con tutti i suoi innegabili difetti: se tra i primi vanno annoverati anzitutto lo stile impeccabile e la notevole capacità evocativa, tra i secondi non possiamo che citare ancora una volta (l’abbiamo già fatto nella recensione della prima espansione Dead Money) la vaghezza nella descrizione delle tematiche e dei problemi, e la fastidiosa tendenza a voler caricare questi ultimi di istanze forse eccessive, che anziché fornire spiegazioni spesso complicano ancora di più i tratti di quel che il giocatore ha faticosamente creduto di comprendere fino a quel momento.
Complice forse anche la complessità del personaggio di Ulysses, che per nostra fortuna è difficilmente contenibile all’interno di qualsivoglia stereotipo, in Lonesome Road il problema dell’intellettualismo eccessivo è particolarmente evidente e può rendere l’esperienza di gioco poco soddisfacente a più di un giocatore. Tanto per rendere più chiaro quello a cui ci stiamo riferendo, è bene dire apertamente che il paragrafo precedente è stato scritto non tenendo presente quanto visto e sentito nel gioco originale o nell’espansione sotto analisi, peraltro sviscerati in ogni modo dal sottoscritto (il contatore di Steam segna più di 120 ore), bensì grazie ai contenuti di diversi siti amatoriali compilati da appassionati, che hanno delineato le informazioni offerte al pubblico incrociando quanto appreso dai giochi, dalle interviste degli sviluppatori e dai loro scritti (diari di sviluppo, interventi nei blog e nei forum eccetera). Ma se per capire davvero un racconto non basta il veicolo principale del racconto stesso (in questo caso il videogioco) ed è richiesta una sorta di ricerca multidisciplinare, qualcosa non quadra. L’equivoco avelloniano, a nostro avviso, è l’idea che per rendere una vicenda evocativa sia necessario nasconderne volontariamente alcuni passaggi: si tratta di una idea quantomeno discutibile, soprattutto se si possiede il virtuosismo stilistico della squadra di Obsidian, che è potenzialmente affatto in grado di colorare di mistero un contenuto senza al contempo costringere il suo fruitore a brancolare nel buio.
4. Conclusioni
Lonesome Road non è certamente un prodotto multiforme e screziato come New Vegas e come le altre sue espansioni: si tratta, come abbiamo già detto, di una avventura lineare, terminata la quale non ha alcun senso bighellonare nei nuovi territori a essa collegati, né rigiocarla per scoprire qualcosa di nuovo, dato che l’unica decisione esistente viene presa nelle ultimissime battute. Eppure la qualità dei contenuti è ancora notevole, e la sensazione che il tassello del mosaico generale che Ulysses rappresenta sia necessario per completare il quadro è chiaramente percepibile. Chiunque abbia apprezzato New Vegas può apprezzare Lonesome Road, anche se la giocabilità ormai mostra davvero la corda ed è decisamente il momento, per Obsidian, di dedicare le energie a qualche nuovo progetto.
Tre pregi di Lonesome Road
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Tre difetti di Lonesome Road
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Contenuti interessanti e profondi
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La giocabilità della serie è ormai notevolmente usurata
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Il personaggio di Ulysses è molto ben costruito
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Rispetto al gioco base e alle altre espansioni, è notevolmente lineare
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Per essere una mini-espansione, è notevolmente longeva
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Le modalità narrative soffrono di ermetismo forse eccessivo
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Cara vecchia Lonesome Road.
Nelle mie due esperienze complete con New Vegas, ho sempre giocato questa espansione prima di addentrarmi nella città del vizio, come se fosse una sorta di rito di passaggio per assicurarmi di essere abbastanza forte da poter affrontare l’ultima parte del gioco (oltre a permettermi di mettere le mani sull’armatura più figa del gioco, quella per inciso che compare in copertina).
Cosa mi è piaciuto della Road in più rispetto alle altre espansioni? Sicuramente il suo contesto desolato che meglio per me rappresenta la desolazione delle wastelands post-apocalittiche, ripresa in parte anche in Fallout 4 nelle terribili zone ad alta radiazione. Nel Divide non ci sono centri urbani, non ci sono persone con cui scambiare due chiacchiere o quests con cui distrarsi. Ci sono solo mostri, morte e radiazioni.
In effetti, questa espansione quasi nemmeno rientra nei canoni del genere di ruolo. L’unica decisione che si può prendere avviene solo nel confronto finale con Ulysses, la cui voce profonda e ben doppiata ti accompagna per tutto il Divide. In effetti, se non fosse per il livellamento del protagonista e il sempre presente SPAV nei combattimenti, la Road potrebbe tranquillamente essere intesa come un FPS particolarmente evocativo.
Insomma, per concludere, la degna conclusione di un capolavoro come New Vegas, e a mio avviso, il setting ideale per un vero rpg post-apocalittico, solitario e disperato al punto da rendere una passeggiata perfino il pattugliamento del Mojave.
La tua prospettiva è interessante, Warren! Ho sempre considerato la Lonesome Road come un semplice divertissement, un po’ il contrario di quel che scrivi tu: una pausa di distrazione nell’ambito del ‘vero’ impegno rappresentato dalle quest ‘serie’ del gioco base e di alcune altre espansioni. Ma alla fine ciò che conta è essere catturati dalle atmosfere.