Arriva dall’Austria l’ennesimo nuovo esponente dell’affollatissima categoria degli action-RPG. Cerchiamo di capire se Avencast ha le carte in regola per riempire dignitosamente i mesi di attesa che ci separano da Diablo III.
[articolo originariamente pubblicato il 13 agosto 2008]
1. Il sotto-genere più denigrato
È da più di dieci anni ormai che il gioco di ruolo per computer vanta un sotto-genere tanto prolifico quanto tendenzialmente ripetitivo: quando Blizzard fece uscire il suo mitico Diablo, di cui stiamo attendendo con trepidazione il terzo capitolo, i critici coniarono infatti l’etichetta di “action-RPG”, e da allora questa dicitura definisce tutti i giochi di ruolo in cui l’azione (cioè il combattimento) ha la preponderanza sul dialogo e sulla trama, ridotti a semplice elemento di contorno, atti solitamente a concretizzare uno scheletro entro cui collocare scontri progressivamente più complicati. Da allora poco o nulla è cambiato: anche se ogni prodotto manifesta la sua personalità in vario modo, il cuore di questo sotto-genere è lo scontro col nemico, quindi si può agevolmente comprendere come mai il suo tallone d’Achille sia precisamente la ripetitività. Forse, tuttavia, questo difetto emerge oggi con forza solo grazie al contesto: non si dimentichi che quella dell’action-RPG è, alla fine, la struttura più antica e “genuina” di un certo tipo di gioco per computer: si inizia dal facile e si finisce nel difficile, dando al giocatore l’illusoria convinzione di aver costruito qualcosa o di essersi migliorato nel tempo. Se restringiamo lo sguardo al campo dei soli GDR e alla loro storia, ci si può rendere conto che la nascita dell’etichetta “action-RPG” è in realtà un lusso, dovuto al fatto che questo genere si è progressivamente evoluto: ciò che oggi “declassiamo” con il prefisso che allude al combattimento, in passato era l’unica forma di RPG esistente (si pensi al glorioso Ultima Underworld). Ecco perché chi denigra aprioristicamente i “dungeon crawler” (altra formula utilizzata per indicare gli action-RPG), spesso con la supponenza di chi pretende giochi che stimolino la sua materia grigia (come se giocare dovesse significare per forza intraprendere sessioni di riflessione filosofica), mostra prima di tutto una scarsa memoria storica. Cerchiamo dunque di analizzare senza preconcetti l’ultimo action-RPG pubblicato sul mercato italiano, realizzato dagli studi austriaci di Clockstone e intitolato Avencast. Scopriremo che, pur rientrando in pieno nei cliché del genere, questo gioco presenta anche interessanti elementi di originalità.
2. Panoramica
L’accademia di magia di Avencast è la più antica e prestigiosa del regno. Solo i giovani maghi più promettenti possono accedere ai suoi maestri, e tra questi privilegiati c’è naturalmente anche l’alter ego del giocatore, che ha passato la sua infanzia e giovinezza presso una sorta di saggio eremita. L’addestramento e la prova finale costituiscono il tutorial del gioco: l’avventura vera e propria comincia subito dopo, quando l’accademia viene misteriosamente invasa da orde di demoni assetati di sangue. I pochi sopravvissuti, riuniti nell’unica stanza dove resiste un incantesimo di protezione dai demoni, incaricano proprio l’alter ego del giocatore di tentare di fermare l’invasione e di salvare l’accademia e il mondo intero. Partirà da qui una sequenza di esplorazioni e combattimenti in corridoi, stanze e sotterranei, nella più pura e “ingenua” declinazione del RPG action. Il gioco è infatti ambientato tutto nell’accademia e, anche se quest’ultima vanta qualche piccola porzione all’aperto, il clima generale è parecchio claustrofobico, una sorta di omaggio ai classici del genere. A distaccarsi invece dalle consuetudini dei predecessori contribuisce il sistema di controllo: pur avendo una visuale rigorosamente isometrica, Avencast non è “punta e clicca” come Diablo e i suoi più prestigiosi epigoni. Il movimento è gestito tramite i tasti WASD, mentre il movimento del mouse determina la direzione dello sguardo; l’attacco in corpo a corpo viene attivato con la pressione del tasto sinistro del mouse, purché l’arma sia sguainata; il tasto destro del mouse gestisce invece l’attacco magico standard, una sorta di dardo incantato. Le abilità speciali e gli incantesimi possono essere attivati in due modi diversi: o attraverso la pressione di un tasto rapido personalizzabile, oppure attraverso una “combo” che unisce i tasti del movimento a quelli del mouse, in modo non troppo dissimile da come si attivano le abilità speciali nei combattimenti di Oblivion. Anche l’interazione con lo scenario si svolge tramite la pressione di appositi tasti, mentre l’inventario e le altre finestre mostrano un più tradizionale funzionamento affidato quasi interamente all’uso del mouse.
3. Di che scuola sei?
Ciò che forse colpisce maggiormente in Avencast è il minimalismo con cui è tratteggiato qualunque elemento del gioco. Abbiamo già parlato del fatto che esiste un’unica ambientazione, l’accademia: esiste anche un’unica classe, com’è peraltro logico visto il background del personaggio giocante. Ci troveremo dunque a impersonare un giovane mago, anche se questo non significa che le abilità del nostro alter ego non siano personalizzabili. La crescita del personaggio è gestita col consueto sistema dei punti esperienza, assegnati dopo l’uccisione di un nemico o il completamento di una missione; ad ogni nuovo livello otterremo dieci punti abilità, che saremo liberi di spendere per aumentare le caratteristiche oppure per imparare un nuovo incantesimo. I tratti che definiscono il personaggio sono quattro: l’energia vitale, che determina l’ammontare di punti ferita, l’energia magica, che determina il mana, e infine i valori che sanciscono il grado di preparazione nelle due scuole di magia disponibili, magia del sangue e magia dello spirito. La magia del sangue è la via del combattimento ravvicinato: i suoi incantesimi rendono più forti i colpi inferti dal personaggio giocante con il suo bastone; la magia dello spirito è la via del combattimento a distanza: una sorta di forza arcana elementale, concretizzata in dardi di fuoco, ghiaccio e di energia. Gli incantesimi di ciascuna scuola sono organizzati ad albero: per raggiungere i più complessi occorre conoscere quelli basilari. Non ci sono però diversi gradi di conoscenza per ciascun incantesimo: le magie diventano più potenti semplicemente approfondendo la conoscenza della relativa scuola. Apprendere un incantesimo costa ben sei punti abilità; in genere, ad ogni passaggio di livello si rende disponibile un nuovo incantesimo da imparare e spetta al giocatore scegliere se investire gran parte dei punti abilità guadagnati per apprendere la nuova magia o per aumentare le caratteristiche del personaggio. Ad affiancare le magie del sangue e dello spirito vi sono anche alcuni incantesimi di evocazione: adoperarli sarà l’unico modo per vedere un alleato accanto al nostro personaggio. Durante le prime fasi della storia, al giocatore verrà chiesto di scegliere una delle due scuole di magia in cui specializzarsi: in realtà la scelta si limiterà a potenziare leggermente gli incantesimi di quella scuola, senza però precludere l’accesso a quelli dell’altra; risulterà quindi perfettamente possibile anche costruire un personaggio “multiclasse”, ovviamente nella precisa accezione che tale termine assumerà nel mondo minimalista di Avencast.
4. Missioni ed enigmi
La trama principale di Avencast ruota ovviamente attorno al tentativo di chiudere il portale da cui provengono i demoni, salvando così l’accademia e il mondo intero. Da questo semplice canovaccio si dipartono alcune missioni secondarie, tutte in qualche modo collegate con esso: si va dalla necessità di salvare alcuni sopravvissuti al recupero di qualche oggetto particolare perso tra stanze e corridoi al momento della fuga iniziale dalle orde infernali. Durante il lungo tutorial, che precede l’invasione, le missioni facoltative sono più originali e si configurano talvolta come piccoli mini-quiz o prove di abilità. Questo è, in generale, un aspetto che caratterizza parecchio Avencast rispetto alla numerosa e agguerrita concorrenza: di quando in quando gli sviluppatori hanno pensato di rompere la monotonia dei combattimenti inserendo enigmi e minigiochi, quasi sempre molto semplici ma talvolta capaci di arrovellare anche le menti dei più esperti giocatori di avventure grafiche. Non si tratta di nulla che non si sia già visto: anche altre case di sviluppo (prima tra tutte Bioware) amano disseminare i propri RPG con piccoli enigmi; l’originalità in questo caso è dovuta al fatto che raramente abbiamo visto questa caratteristica in giochi che dovrebbero essere tratteggiati dalla preponderanza dell’azione. Avencast in un certo senso è la somma tra i due estremi della scarsa fedeltà filosofica al gioco di ruolo: da una parte c’è la componente action, dall’altra gli enigmi e i minigiochi. Siamo dunque di fronte al vero Anticristo per l’appassionato? In realtà, la faccenda è più complessa. La stessa componente action di Avencast, ad esempio, è declinata in modo molto particolare, piuttosto “lento”, soprattutto se consideriamo la struttura generale del gioco di cui fa parte. I nemici sono raramente numerosi e gli scontri tendono ad allungarsi: anche contro gli avversari più deboli, il giocatore è spinto a utilizzare le abilità speciali del suo personaggio con inopinata frequenza, soprattutto a causa della tendenza delle creature del gioco a lasciare molti punti scoperti nella propria strategia. Anche quando si potrebbe risolvere tutto con qualche colpo di bastone, le circostanze appaiono costruite ad arte dagli sviluppatori per consentirci di far emergere tutta la potenza delle nostre magie nonché il nostro acume tattico. Ogni scontro si riveste quindi di uno spessore strategico che, pur avendo poco a che spartire con il gioco di ruolo, svetta come elemento di indubbia freschezza in un genere solitamente caratterizzato da una giocabilità svelta, quasi ‘automatica’.
4. Grafica e sonoro
Il motore grafico di Avencast è molto piacevole: si tratta di un 3d molto leggero e colorato, una specie di versione più fiabesca dell’Aurora del primo Neverwinter Nights. Gli ambienti sono ricchi di particolari e gli effetti di luce, soprattutto quelli connessi al fuoco e alle fiamme, sono davvero apprezzabili. In generale tutto il gioco trasuda una atmosfera singolare, a metà strada tra Harry Potter (apertamente citato in alcuni frangenti) e le componenti più orrorifiche di Dungeons & Dragons. Un plauso particolare meritano anche i filmati realizzati in bianco e nero attraverso schermate statiche semitrasparenti sovrapposte a mo’ di racconto-collage: la loro evocatività ha fatto tornare in mente al sottoscritto la prima partita al vecchio e per molti versi glorioso Icewind Dale. La colonna sonora è anch’essa piacevole, pur senza raggiungere vette particolari di virtuosismo; i motivi rispecchiano in pieno l’atmosfera di gioco, ma verranno presto a noia a causa della loro tendenza a ripetersi con frequenza. I dialoghi e i filmati sono doppiati anche se non completamente; la versione italiana, che è quella qui testata, vanta un parterre di doppiatori pescato tra i migliori professionisti del settore. In questa sede merita indubbiamente un plauso il distributore FX Interactive, che ha messo in commercio Avencast a un prezzo ridottissimo (poco più di 9 euro) nonostante la confezione sia molto ricca: oltre al dvd e al manuale, è presente la mappa dell’accademia nonché del primo grande dungeon incontrato durante l’avventura.
6. Conclusioni
Un equivoco in cui spesso cadono i recensori di qualunque tipo di opera dell’ingegno è valutare i prodotti come se ciascuno di essi dovesse essere una pietra miliare del genere a cui appartiene. Naturalmente è giusto tenere sempre a mente i massimi capolavori, ma non bisogna mai dimenticare che non tutti si mettono al lavoro con l’obiettivo di creare un’opera che resterà alla storia: si può lavorare con dignità e consapevolezza dei propri limiti per creare un prodotto che svolga bene il suo dovere senza puntare troppo in alto. Questo è precisamente ciò che hanno fatto gli autori austriaci di Avencast: quello che abbiamo analizzato è quindi un gioco semplice, con l’altrettanto semplice obiettivo di divertire l’utente e di distrarlo per qualche ora durante il suo tempo libero. Visto il prezzo a cui viene proposto, questo gioco può essere un buon acquisto per ingannare le tranquille ore dell’estate ormai in gran parte trascorsa. Con l’avvertenza però che non ci si deve aspettare niente di epico o memorabile.
Tre pregi di Avencast | Tre difetti di Avencast |
Semplice e divertente | Breve |
Per essere ‘action’, è molto poco ‘action’! | Qualche enigma frustrante |
Motore di gioco leggero e funzionale | Trama e atmosfere già viste |