Il piazzamento lavoratori e gestione risorse di Bernd Brunnhofer è un grande classico, considerato ormai, tra gli euro, l’entry-level per antonomasia. Scopriamo insieme le gioie e i dolori della vita nel Neolitico.
I nostri video dedicati a Stone Age su YouTube:
Esempio di gioco
Il nostro parere
1. I giochi che si fanno simboli
Nel 2008 il producer tedesco Hans im Glück pubblica un gioco intitolato Stone Age e realizzato dall’austriaco Bernd Brunnhofer, presente sulla scena del game design, con non grandi fortune, fin dagli anni ’80 del Novecento. Apparentemente il nuovo prodotto non ha nulla di rivoluzionario: è basato sulla meccanica del piazzamento lavoratori, non proprio inedita (il mitico Agricola di Uwe Rosenberg è dell’anno precedente) anche se ovviamente non esplorata come oggi, e su una gestione delle risorse semplice e e alla portata di tutti. Forse proprio grazie a quest’ultimo fattore, però, Stone Age ha un successo senza precedenti: ancora oggi il gioco di Brunnhofer è vendutissimo, ha avuto tante espansioni e spin-off, tra cui una nuova edizione per il decimo anniversario nel 2018, e viene sistematicamente indicato, negli scambi online tra appassionati, come il perfetto introduttivo per chi voglia scoprire il mondo dei giochi da tavolo in generale o il mondo dei german in particolare. Quest’ultimo punto, peraltro, nasconde un interessante paradosso: pur essendo senza dubbio un euro, Stone Age ha una fortissima componente di alea, concretizzata sotto forma di lanci di dadi da effettuare in corrispondenza di ogni azione di raccolta risorse, quindi molto spesso. Negli ultimi anni la manipolazione dei dadi nei german è diventata quasi un cliché (basti pensare a The Voyages of Marco Polo, Lorenzo il Magnifico, Coimbra): ma di solito in quei giochi i cubetti numerati incarnazione stessa del concetto di “fortuna” vedono la loro componente di imprevedibilità ampiamente calmierata tramite meccaniche deterministiche. Potremmo dire che il dado è spesso, nei german, quasi un omaggio alla sua valenza ludica simbolica anziché un vero centro della giocabilità: Stone Age, dal canto suo, pur implementando una blandissima forma di controllo del risultato ottenuto con i dadi, punta moltissimo sul fattore fortuna. Secondo noi la chiave del suo successo sta tutta lì: il bestseller di Brunnhofer piace così tanto anche e soprattutto perché innesta nelle meccaniche astratte e deterministiche tipiche dell’eurogame l’imprevedibilità dei lanci di dadi, da tanti giocatori considerati la quintessenza del gioco.
2. Giocabilità generale
Stone Age mette il giocatore nei panni del capo di una tribù del Neolitico, impegnato a organizzare il lavoro dei propri uomini nella raccolta di risorse, nella costruzione di edifici e nello sviluppo di nuove tecnologie. All’inizio della partita ciascun giocatore ha a disposizione 5 lavoratori: nel proprio turno ne deve piazzare uno, o anche molti, in uno spazio azione sulla plancia. Possiamo dividere gli spazi azione in quattro tipologie, ciascuna funzionante in modo diverso dalle altre: ci sono le zone di raccolta risorse, c’è il cosiddetto villaggio, composto dalla fattoria, dalla capanna e dall’artigiano, ci sono le tessere edificio e infine le carte sviluppo. Le zone di raccolta risorse sono 5 e corrispondono alle altrettante risorse disponibili: cibo, legno, argilla, pietra e oro. Sulla zona relativa al cibo può andare un numero qualsiasi di lavoratori, mentre nelle altre possono andare al massimo 7 lavoratori, di uno o più giocatori (nelle partite a 2 però su ogni zona ci possono essere solo i lavoratori di un giocatore). Nella fattoria può andare un giocatore con 1 lavoratore, così come nell’artigiano; nella capanna invece può sempre andare un singolo giocatore, ma con 2 lavoratori (nelle partite a 2 solo 2 spazi del villaggio possono essere occupati durante un round). Le tessere edificio e le carte sviluppo rappresentano il momento in cui le risorse vengono trasformate in punti. Le tessere edificio sono organizzate in pile, il numero delle quali dipende dal numero dei giocatori: in una partita a 2, per esempio, saranno disponibili 2 pile, e quindi in ogni momento saranno visibili e opzionabili solamente 2 edifici; per reclamare un edificio il giocatore deve piazzarci sopra uno dei suoi lavoratori. Le carte sviluppo danno vita a un display di 4 carte: anche in questo caso per reclamarne una è necessario spendere 1 lavoratore.
In Stone Age il piazzamento lavoratori non corrisponde all’attivazione immediata della relativa azione. Nella prima fase del round i giocatori piazzano a turno i propri lavoratori e solo nella fase successiva li ritirano attivando le rispettive azioni. Quando ogni giocatore ha terminato tutti i suoi lavoratori disponibili, si passa alla fase di attivazione: in ordine di turno, ogni giocatore preleva tutti suoi lavoratori dal tabellone, nell’ordine che preferisce, attivando l’azione collegata a ciascuno. La fattoria permette di aumentare di 1 la produzione agricola, che è una sorta di rendita di cibo ottenuta alla fine di ogni round prima di nutrire la propria tribù. L’artigiano permette di prelevare un attrezzo e di piazzarlo sulla propria plancia personale, oppure di aumentare il valore di un attrezzo già posseduto; come vedremo meglio più avanti, gli attrezzi rappresentano bonus con cui modificare i lanci di dado. La capanna permette di prelevare un nuovo lavoratore dalla riserva e di aggiungerlo tra quelli disponibili. La raccolta di cibo e di risorse funziona in questo modo: il giocatore lancia un numero di dadi pari al numero di lavoratori presenti nello spazio e acquisisce risorse in base al risultato, in ragione del valore della relativa risorsa. Il cibo vale 2, il legno vale 3, l’argilla vale 4, la pietra vale 5 e l’oro vale 6: quindi se per esempio un giocatore ha 3 lavoratori nello spazio relativo all’oro e lanciando 3 dadi ottiene come risultato totale 13, otterrà 2 unità di oro. Il risultato del dado può essere modificato usando uno o più attrezzi, ma ciascun attrezzo può essere usato una sola volta per round. Gli edifici possono essere costruiti spendendo le risorse indicate nella relativa tessera: costruire un edificio fa guadagnare immediatamente un certo numero di punti, che vanno registrati nell’apposito tracciato. Alcuni edifici possono essere costruiti con risorse a scelta, e in quel caso il loro valore in punti dipende dalle risorse utilizzate. Le carte sviluppo si ottengono spendendo una certa quantità di risorse a scelta: ogni carta sviluppo ha un effetto immediato nella parte superiore e un valore in punti da calcolare a fine partita. Alcune carte funzionano come un set collection e fanno ottenere punti in base a quante icone differenti il giocatore riesce ad accumulare; altre invece trasformano in punti altri elementi del gioco (per esempio gli abitanti del villaggio o gli attrezzi).
Una volta che tutte le azioni sono state risolte, si passa alla fase di fine round. Anzitutto, ciascun giocatore ottiene cibo in relazione alla sua produzione agricola; poi è necessario nutrire la propria tribù, scartando 1 unità di cibo per ogni lavoratore (se non si ha cibo a sufficienza, si possono scartare altre risorse; se non si hanno nemmeno quelle, si perdono subito 10 punti vittoria). Poi si devono rimpiazzare le carte sviluppo prelevate, e infine il primo giocatore passa il relativo segnalino al giocatore alla sua sinistra. A quel punto può cominciare un nuovo round.
Si continua così finché non si verifica una delle seguenti due condizioni: finisce una pila di edifici o finisce il mazzo delle carte sviluppo. Nel primo caso si gioca un ulteriore round prima di concludere, nel secondo caso si finisce il round e si procede al calcolo dei punti. Chi ha più punti è il vincitore.
3. Componentistica
L’edizione che illustra questa recensione è quella realizzata nel 2018 per il decimo anniversario del gioco e contempla alcuni piccoli upgrade grafici, come per esempio i meeple stampati e sagomati (nonché la versione invernale del tabellone, che prevede anche alcune piccole nuove regole). In generale, Stone Age è molto gradevole allo sguardo e al tatto: lo stile un po’ cartoonesco è perfettamente conforme al basso livello di difficoltà, le risorse in legno sagomato sono ben realizzate e l’iconografia è chiara e semplice. Una vera e propria chicca è rappresentata dal lanciadadi in pelle, perfettamente in tema e molto divertente da maneggiare.
Excursus: strategie
Un errore classico commesso dai principianti in Stone Age è ignorare o trascurare le carte sviluppo. Dato che gli edifici convertono immediatamente le risorse in punti, è facile crederli più potenti rispetto alle carte, che fanno ottenere punti solo a fine partita: ma chi accumula molte carte può fare davvero decine e decine di punti alla fine, capovolgendo di fatto la classifica. Bisogna poi fare attenzione a non spendere eccessive energie nel migliorare il ‘motore’ tramite attrezzi e produzione agricola, dato che queste funzioni sono utili solo nel corso della partita ma non si traducono in punti vittoria a meno che non si abbiano determinate carte sviluppo. Gli edifici che possono essere costruiti con risorse a scelta sono quelli potenzialmente più redditizi, a patto che li si costruisca usando solo oro o al massimo un mix di oro e pietra: se diventano disponibili, può essere una buona idea costruire la propria strategia attorno a essi. |
4. Conclusioni
Stone Age è un gioco molto semplice, e come abbiamo già scritto è considerato un po’ da tutti un perfetto entry level. L’esperienza che da esso deriva è sommamente lineare e scevra da elementi strategici a lungo termine: non c’è alcuna variabilità al setup, la componente di engine building è appena accennata e il peso dell’alea è notevole e poco temperato. A tutto questo si deve aggiungere il fatto che il gioco è esageratamente lungo rispetto a ciò che offre: tra le house rule più implementate, infatti, c’è quella che cerca di dimezzarne la durata (è sufficiente sistemare sul tabellone metà delle tessere edificio previste). Tutti questi limiti sono irrimediabile prova del fatto che anche nell’ambito di questo hobby esistono prodotti che invecchiano molto rapidamente: al giorno d’oggi esistono giochi di piazzamento lavoratori che offrono molto di più in molto meno tempo (pensiamo a Viticulture o ad Architects of the West Kingdom), ed è su di essi che dovrebbe concentrarsi l’attenzione di chi voglia conoscere o approfondire questo sotto-genere particolare. Stone Age va secondo noi consigliato solo a chi ha un interesse ‘storico’, o a chi è alla ricerca di un’esperienza di gioco semplice e lineare, magari da sperimentare con bambini. Nella speranza di poter passare presto a qualcosa di più profondo e appagante.
Tre pregi di Stone Age | Tre difetti di Stone Age |
È semplice e ‘leggero’ | È lineare e ripetitivo |
Il lanciadadi in pelle è davvero simpatico | È davvero troppo lungo |
Lanciare tanti dadi è sempre divertente | È povero di spessore strategico |
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