Museum: Pictura

I francesi Eric Dubus e Olivier Melison ci presentano uno spin-off del loro gioco di set collection ambientato nel mondo dell’arte: chi riuscirà a mettere insieme la più bella collezione di dipinti dell’era moderna?

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Esempio di gioco
Analisi critica

1. Edizioni e riedizioni
Nel 2019 la piccola casa di produzione francese Holy Grail Games pubblicò, dopo una fortunata campagna Kickstarter, un gioco da tavolo molto appariscente, calamita potente per tutti i giocatori amanti dell’arte: si trattava di Museum, set collection che metteva i fruitori nei panni di collezionisti di oggetti preziosi nella prima età contemporanea, l’epoca in cui le prime collezioni aperte al pubblico si collocavano a metà strada tra il museo propriamente detto e la wunderkammer dell’era pre-moderna. Caratterizzato da una produzione di ottimo livello e da una grande varietà nei componenti, Museum soffriva di una certa qual farraginosità a livello di meccaniche, tanto che gli autori misero in piedi una seconda campagna, ancora in fase di realizzazione, che dovrà dar vita a una versione 1.5 del gioco. Nel frattempo però gli aspiranti collezionisti non devono necessariamente stare con le mani in mano: gli autori di Museum, Eric Dubus e Olivier Melisonhanno infatti dato vita a uno spin-off indipendente di quella che ormai possiamo chiamare la loro ‘saga’ dedicata al mondo dell’arte. Museum: Pictura si concentra solamente sui dipinti e si ripromette di essere più rapido, vario e interattivo dell’originale da cui prende le mosse, pur senza volerlo del tutto rimpiazzare, visto che come abbiamo appena scritto il lavoro sul primo Museum è ancora in corso. Scopriamo come mettere insieme la più bella collezione di dipinti che il pubblico abbia mai sperimentato.

2. Giocabilità generale
Il cuore di Museum: Pictura è rappresentato dal grosso mazzo di 180 carte, ciascuna raffigurante un dipinto: le carte sono tutte diverse e rappresentano opere che vanno dal Rinascimento all’Ottocento. Ogni dipinto è caratterizzato da un autore, indicato per esteso ma anche tramite un numero per rendere più facile la sua identificazione, da un’epoca, caratterizzata da un colore, e da una certa tipologia di soggetto, indicata da un simbolo. Lo scopo generale del gioco è creare collezioni che uniscano dipinti affini per epoca o per soggetto: gli autori sono utilizzati per ottenere bonus di vario tipo ma non sono presi in considerazione per le collezioni.
Ogni turno di gioco è suddiviso in 2 fasi: la acquisition phase e la action phase.
Nella acquisition phase il giocatore di turno deve cedere un dipinto nella sua mano a uno dei 4 international museum presenti nella plancia generale, prelevandone uno a sua volta dallo stesso museo. Nella fase di setup, infatti, si preparano questi quattro musei “non giocanti” assegnando a ciascuno di essi una trend card e 4 dipinti casuali: le carte trend indicano quale autore, quale soggetto e quale periodo sono ricercati in quel momento da quel particolare museo. I dipinti andranno dunque disposti sulla zona della plancia destinata a quel museo in 2 diverse colonne: da una parte i dipinti a cui il museo è interessato, dall’altra quelli a cui il museo non è interessato. Nella fase di acquisizione, il giocatore deve cercare di dare al museo ciò che esso vuole e di prendere da esso ciò che esso non vuole. Questo perché dando al museo carte da esso ‘desiderate’ si ottengono punti, mentre prelevando da un museo carte da esso ‘desiderate’ si perdono punti. Una volta completato lo scambio, con eventuale guadagno o perdita di punti, anche gli altri giocatori possono, se vogliono, effettuare uno scambio a loro volta con uno dei musei “non giocanti”. Il giocatore di turno passa poi alla sua action phase.
Nella fase azioni il giocatore ha 3 possibilità: può esporre quadri nel suo museo, organizzare una mostra temporanea oppure fare l’inventario delle sue opere.
Se decide di esporre quadri, il giocatore di turno può piazzare carte sulla sua plancia personale nella posizione che preferisce: per giocare una carta, però, è necessario scartarne un’altra, formando una propria pila degli scarti personale. Tematicamente, le carte scartate rappresentano dipinti che il nostro museo possiede ma non espone. Ogni volta che viene giocata una carta bisogna controllare la trend card generale: all’inizio di ogni round, infatti, viene rivelata una nuova carta trend, che fa guadagnare punti ai giocatori che in quel round giocano carte dell’autore o dell’epoca o con il soggetto indicati. Nel proprio turno il giocatore può esporre tutti i quadri che vuole, a patto che sia in grado di scartare 1 carta per ogni quadro esposto. Le carte nel proprio museo possono essere riorganizzate in ogni momento: questo è importante perché una collezione è tale solo se le carte che la compongono sono una di fianco all’altra. Un punto importante da sottolineare è che il giocatore può anche decidere di esporre nel proprio museo una carta prelevata non dalla propria mano ma dalla pila degli scarti di un altro giocatore: anche in questo caso sarà necessario scartare una carta nella propria pila degli scarti e in più si dovrà perdere 1 punto, mentre il giocatore dalla cui pila degli scarti si è prelevato otterrà 1 punto. Non è mai possibile giocare quadri direttamente dalla propria pila degli scarti.
Se nel suo turno decide di organizzare una mostra temporanea, il giocatore preleva dalla relativa plancetta il segnalino relativo alla collezione che desidera esporre (e che ovviamente deve avere nel suo museo) e lo piazza in uno degli spazi dedicati sulla propria plancia personale. Poi ottiene i relativi punti, più un eventuale bonus se è stato il primo a organizzare quella particolare mostra. Ciascuna collezione può essere oggetto di una mostra temporanea al massimo 2 volte nel corso di una partita: le collezioni, però, vengono tutte conteggiate nella fase di calcolo finale dei punti. Chi organizza mostre temporanee nel corso della partita, dunque, sta a tutti gli effetti raddoppiando il valore in punti di una sua collezione. Gli spazi sulla plancia personale in cui collocare i segnalini relativi alle mostre sono collegati ad abilità attive e passive, che vengono attivate una volta che lo spazio viene occupato: c’è anche dunque questo ulteriore vantaggio nell’organizzare una mostra temporanea, anche se farlo costa un intero turno di gioco.
Se nel suo turno decide di fare l’inventario, il giocatore preleva tutte le carte nei suoi scarti e le mette nella sua mano. Quest’azione può essere molto importante perché le carte presenti negli scarti a fine partita danno punti negativi. Occorre però fare attenzione al fatto che c’è un limite di carte che si possono tenere in mano: questo limite è di 8 carte a inizio partita, ma può essere aumentato tramite i bonus delle mostre temporanee. Il giocatore che sceglie questa azione può anche effettuare due altre mosse: prelevare una favor card e cambiare il diplay delle patron card. Le favor card sono carte con azioni speciali: ogni giocatore inizia con una di queste carte in mano e ne ottiene un’altra in automatico ogni volta che il suo segnalino del punteggio tocca un multiplo di 10 punti. In ogni turno è possibile giocare 1 favor card, in qualunque momento durante la fase azioni. Le patron card sono carte obiettivo disponibili per tutti i giocatori: una volta per turno, il giocatore che ha completato il relativo obiettivo può prendersi la carta e ottenerne i relativi bonus.
Il gioco prosegue finché uno dei giocatori raggiunge i 50 punti. Il giocatore che per primo raggiunge questo obiettivo ottiene 5 punti bonus, poi termina il suo turno e poi tutti gli altri giocatori ottengono un turno aggiuntivo. Poi si procede al calcolo finale dei punti. I giocatori ottengono punti sulla base delle collezioni create, dello spazio occupato nel proprio museo e dei segnalini collezioni temporanee accumulati. Ogni giocatore poi svela la sua carta trend personale: all’inizio della partita, infatti, vengono distribuite 3 carte trend a ogni partecipante, che ne sceglierà solo una da piazzare coperta sulla propria plancia. Ogni quadro esposto del giusto autore farà ottenere al giocatore 3 punti, ogni quadro esposto del giusto genere gli farà ottenere 2 punti e ogni quadro della giusta epoca gli farà ottenere 1 punto. Infine, ogni giocatore perde punti in base a quante carte sono presenti nella sua pila degli scarti. Chi ha più punti è il vincitore.

3. Componentistica
Museum: Pictura ha un aspetto meraviglioso, principalmente grazie alle straordinarie illustrazioni di Loïc Muzy ed Ekaterina Varlamov. Ogni carta è diversa dalle altre e rappresenta un dipinto realmente esistente, con tanto di indicazioni relative all’anno di realizzazione, alle dimensioni e al luogo in cui l’opera è conservata. Un elemento degno di nota è che i quadri non sono semplicemente mostrati sic et simpliciter: sono tutti in qualche modo rielaborati, per esempio mostrando lo scorcio della parete su cui sono appesi, o un commesso che li scopre, o un visitatore di spalle che li ammira. È un po’ un peccato che non ci sia alcun flavor text ad accompagnare i dipinti: noi l’avremmo preferito al posto delle informazioni riguardanti le dimensioni, o come semplice testo aggiuntivo, come sulle carte di Wingspan. Le plance sono tutte illustrate con eleganza ed appropriatezza, anche se ci sono alcune mancanze: sul tracciato del punteggio avrebbero giovato avere indicazioni su dove collocare i segnalini all’inizio della partita, e sui punti in cui i giocatori ottengono favor card aggiuntive; le plance personali, dal canto loro, sono molto sottili e questo è un peccato perché sono una componente fondamentale del gioco. Se si escludono i componenti deluxe che probabilmente non saranno parte delle edizioni vendute nei negozi, il gioco non ha elementi tridimensionali: vista la qualità del resto, la cosa peraltro non disturba più di tanto.

4. Conclusioni
Museum: Pictura è un buon gioco, che migliora sicuramente il Museum originale rendendolo più veloce, diretto e interattivo. La scelta delle opere da esporre nel nostro museo deve essere ponderata su una serie di fattori molto numerosa: il nostro obiettivo personale, le collezioni che vogliamo creare, i trend del momento, le mosse degli altri giocatori. Se nei primi turni si può avere l’impressione che l’ottenimento di punti sia un processo lento e faticoso, tutto cambia quando iniziano a prendere forma le prime collezioni, che se vengono esposte tramite l’apposita azione possono dare una grande quantità di punti, facendo balzare improvvisamente la partita nella sua fase finale: questo rende il tempismo fondamentale, accompagnato all’attenzione che si deve prestare verso ciò che fanno i nostri competitor. Certo, qualche problema è presente e le meccaniche sembrano ancora potenzialmente smussabili. Per esempio il fatto che tutti i giocatori possano effettuare uno scambio all’inizio del turno di ogni giocatore sembra un modo artificioso e ‘pesante’ per limitare il downtime, ovvero il tempo di attesa tra un proprio turno e quello successivo: a nostro avviso il gioco godrebbe se questo elemento venisse tolto di mezzo. I turni, poi, hanno una struttura non chiarissima, e lo testimoniano le molte domande che si trovano in proposito nei forum di BoardGameGeek: anziché implementare azioni che possono essere svolte in qualunque momento della fase azioni, che però non è tutto il turno ma solo la sua seconda parte, sarebbe stato molto meglio costruire i turni sulla base di fasi successive da svolgere in sequenza, magari con apposita indicazione sulle plance personali, come fa in modo magistrale Khora: Rise of an Empire. Per esempio: prima scambi una carta con un museo “non giocante”; poi scegli la tua azione principale e la esegui; poi giochi una favor card; poi attivi una patron card; poi cedi il turno. Inoltre, ci sentiamo di dire che è veramente spiacevole che sulle plance personali le carte vadano parzialmente sovrapposte, coprendo completamente il dipinto che rappresentano e lasciando visibile solo la barra in alto dove sono presenti le informazioni relative alle meccaniche di gioco: questo è paradossale in un prodotto così curato dal punto di vista estetico e ci sentiamo di affermare che ‘dice’ molto riguardo a quanto il tema sia ritenuto davvero importante dagli autori. Se Wingspan avesse implementato un sistema simile, costringendoci a coprire e a conti fatti ad ignorare l’identità degli uccelli nella nostra collezione, sarebbe stato lo stesso gioco? Secondo noi no: sarebbe stato un gioco molto diverso, infinitamente meno ambientato. Museum: Pictura è proprio così: con più attenzione verso il tema e meccaniche più rifinite poteva essere il Wingspan dell’arte, invece è ‘solo’ un set collection piacevole ma imperfetto, dai turni veloci ma non limpidi, splendido ma mortificante nel momento in cui ti costringe a coprire le sue meravigliose illustrazioni.

Tre pregi di Museum: Pictura Tre difetti di Museum: Pictura
È sicuramente un passo avanti rispetto all’originale Museum I turni hanno una struttura ancora troppo complessa e poco chiara
Le illustrazioni sono splendide Il gioco ci costringe a coprire le opere sovrapponendo parzialmente le carte
Le carte sono in grande quantità e sono tutte diverse La fase di scambio di opere all’inizio di ogni turno è inutilmente ipertrofica

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