Il curioso piazzamento lavoratori di Game Brewer ambientato nella Cina del XVI secolo è un elaborato esperimento di combinazione tra minigiochi, caratterizzato da uno spessore produttivo eccezionale.
I nostri video dedicati a Gùgōng so YouTube:
Esempio di gioco
Il nostro parere
1. Variazioni sul tema
Nell’ambito degli eurogame, il worker placement è tra le meccaniche più apprezzate e utilizzate. Non stupisce che il suo destino sia quello classicamente riservato a ciò che ha grande successo: l’uso e l’abuso fanno sì che a distinguere il buon designer dal designer scarso sia anzitutto il gradiente di innovatività nel modo in cui la meccanica viene interpretata. C’è il gioco che si distingue per l’introduzione di un lavoratore ‘speciale’ (Viticulture); c’è quello che si distingue per le modalità con cui fa recuperare le proprie pedine (Architects of the West Kingdom); c’è quello nel quale il lavoratore ha una ‘potenza’ che dipende dal lancio di dadi (The Voyages of Marco Polo, Lorenzo il Magnifico). Il gioco di cui ci apprestiamo a parlare mette in campo un twist davvero particolare: in Gùgōng, gioco del 2018 prodotto da Game Brewer e pensato dal designer tedesco Andreas Steding, noto principalmente per Hansa Teutonica del 2009, i lavoratori sono carte e vanno giocati al posto di altre carte, a patto che il loro valore sia maggiore di quello del ‘lavoratore’ che sostituiscono. Il giocatore è così tenuto a decidere non solamente quale azione effettuare, ma anche con quale lavoratore effettuarla, e per di più tenendo in considerazione il lavoratore che viene sostituito, che andrà a costituire la “mano di lavoratori” disponibile nel round successivo. Ad arricchire il menu c’è il fatto che ogni azione è, in un certo senso, un piccolo minigioco, dotato di una sua autonomia ma anche di un suo grado di interazione con gli altri. Scendiamo più nel dettaglio.
2. Giocabilità generale
Gùgōng è ambientato in Cina nell’anno 1570: sul trono siede l’imperatore Longquing della dinastia Ming. La preoccupazione principale del regnante è cercare di arginare la corruzione. A causa delle nuove leggi, lo scambio di tangenti in denaro diventa troppo rischioso: gli ufficiali però trovano subito un sistema per aggirare il divieto. È il sistema dei regali: ottenere un’udienza presso il palazzo imperiale senza portare un regalo sufficientemente prezioso diventa praticamente impossibile. Ebbene, nel gioco i nostri lavoratori, cioè le nostre carte, rappresentano appunto dei regali, ognuno con un numero che ne rappresenta il valore. La plancia generale ha sette slot per le carte, ciascuno corrispondente a un’azione. All’inizio della partita ogni slot ospita una carta di partenza distribuita casualmente: per poter effettuare una certa azione, il giocatore di turno deve scambiare una carta della sua mano con quella presente nel relativo spazio, collocando quest’ultima nella sua pila degli scarti, che diventerà la sua nuova mano nel round successivo. Affinché lo scambio vada a buon fine, però, è necessario che il valore della carta giocata sia superiore al valore della carta già presente sul tabellone; se il valore della carta giocata è uguale o inferiore, il giocatore scambia le carte senza effettuare alcuna azione, oppure effettua comunque l’azione ma subendo un malus, che può essere la perdita di 2 servitori dalla propria riserva (i servitori sono cubetti che si possono o devono utilizzare per attivare certe azioni) o di una carta dalla propria mano (che si traduce quindi nella perdita di 1 turno di gioco). Alcune carte hanno un’azione o qualche altro bonus stampato su di esse: quando si gioca una carta di quel tipo si deve prima effettuare l’azione stampata sulla carta e dopo quella relativa al posto dov’essa è stata collocata, rigorosamente in quest’ordine.
Un punto importante da spiegare è che la scelta della carta da giocare e della zona in cui giocarla sarà influenzata non solo dalle azioni coinvolte ma anche dal valore dei dadi del destino. All’inizio di ognuno dei 4 round, il primo giocatore lancia questi 3 dadi: i valori da essi mostrati indicheranno quali carte i giocatori dovranno cercare di collezionare nel corso del round. Alla fine del medesimo si controllerà chi ha tra i propri scarti il maggior numero di carte dal valore corrispondente a quello indicato dai dadi del destino: ogni giocatore otterrà 1 servitore bonus per ogni carta corrispondente, e chi ne avrà di più otterrà anche 3 punti vittoria e potrà far fare al suo emissario 1 passo verso il Palazzo della Purezza Celeste (spieghiamo meglio questa cosa poco più avanti).
Vediamo nel dettaglio quali sono le sette azioni, ricordando che un elemento portante del design di Gùgōng è il fatto che ciascuna azione si svolge su una sua specifica zona del tabellone, come una sorta di piccolo minigioco, connesso agli altri solo in maniera indiretta.
L’azione al centro è l’ascesa verso il Palazzo della Purezza Celeste: attivandola, possiamo spostare il nostro emissario di 1 passo verso il palazzo. Esiste anche una versione potenziata dell’azione: scartando 2 servitori dalla nostra riserva, possiamo far avanzare l’emissario di 2 passi e possiamo spostare in avanti di 1 casella anche il nostro segnalino intrigo (spiegheremo più avanti di cosa si tratta). Questa azione è particolarmente importante perché raggiungere il Palazzo della Purezza Celeste è obbligatorio: chi non lo raggiuge entro la fine della partita è automaticamente eliminato. L’azione può essere scelta anche quando si è già arrivati a destinazione: in quel caso ogni passo si traduce in 1 punto vittoria aggiuntivo.
L’azione viaggio consente di spostare la propria pedina rappresentante un cavaliere lungo i percorsi rappresentati sulla plancia, raccogliendo i segnalini incontrati e ottenendo i relativi bonus. L’azione base consente di spostare il cavaliere di 1 casella, mentre scartando 2 servitori è possibile muoverlo di 2 caselle raccogliendo e attivando entrambi i segnalini. Questi ultimi danno vantaggi di vario tipo (servitori, punti, attivazioni indirette di altre azioni) e vanno collezionati sulla propria plancia personale perché scartandone una certa quantità in seguito è possibile ottenere bonus ulteriori.
L’azione intrigo consente di far avanzare il proprio segnalino nel relativo tracciato. A livello base l’azione consente di avanzare il proprio segnalino di 1 casella e di ottenere la piccola medaglia che ci farà diventare primo giocatore nel round successivo; scartando 1 servitore è possibile far avanzare il nostro segnalino di ben 3 caselle, ma senza ottenere la medaglia. Il tracciato intrigo non fa ottenere vantaggi immediati, ma ha due effetti indiretti molto importanti: anzitutto l’intrigo funge da criterio per rompere qualunque pareggio, e in questo gioco i pareggi sono frequenti; in secondo luogo, i punti intrigo possono essere spesi quando viene completata la muraglia per ottenere bonus di vario tipo.
L’azione muraglia simula la costruzione di segmenti della celebre opera difensiva. Al livello base, l’azione consente di collocare 1 proprio servitore su una apposita casella di quell’area del tabellone; scartando 1 servitore è invece possibile collocarne 2. Il segmento di muraglia viene considerato completato quando è presente su di esso un certo numero di servitori, dipendente dal numero dei giocatori: a quel punto chi ha la maggioranza dei servitori ottiene 3 punti vittoria e può far avanzare il proprio emissario di 1 passo verso il Palazzo della Purezza Celeste. Successivamente, ogni giocatore che ha partecipato alla creazione del segmento può spendere i propri punti intrigo per ottenere un beneficio: nuovi servitori, giade o la possibilità di ruotare 1 dado del destino. Solo chi aveva la maggioranza e ha ottenuto i punti vittoria rimuove i propri servitori dalla muraglia: quelli degli altri giocatori rimangono al loro posto.
L’azione giada consente di prelevare una unità della relativa risorsa dalla plancia. La giada costa un certo numero di servitori e diventa più cara man mano che i giocatori effettuano l’azione. Alla fine della partita, la giada fa guadagnare punti vittoria in quantità esponenzialmente dipendente da quanta se ne possiede.
L’azione decreto consente ai giocatori di attivare bonus attivi e passivi. Durante il setup si scelgono casualmente due decreti di livello 1, due decreti di livello 2 e due decreti di livello 3 e si posizionano nei giusti spazi. Per attivare un decreto, il giocatore deve scartare servitori in quantità pari al livello del decreto, e poi deve posizionare un ulteriore servitore di fianco al decreto attivato; se sono già presenti altri giocatori, andranno scartati ulteriori servitori.
L’azione Canal Grande simula la navigazione verso villaggi periferici: raggiungerli con una barca piena di servitori permette di ottenere bonus permanenti molto potenti. Al livello base, l’azione permette di posizionare una propria barca sulla prima casella del canale con sopra 1 servitore e di muoverla di 1 casella; è anche possibile però scartare 1 servitore per posizionarne 2 su una barca, ma senza spostarla. Per poter attivare un bonus, la barca deve avere a bordo 3 servitori ed essere nella casella relativa al bonus che si vuole ottenere: questi ultimi sono punti vittoria, carte aggiuntive e l’attivazione di un potente servitore doppio. Le barche avanzano di 1 casella automaticamente alla fine di ogni round: bisogna fare attenzione perché se ‘escono’ dal tabellone vengono perse.
Al termine di ogni round si svolge la sequenza di azioni di ripristino nell’ordine corretto: si controlla la corrispondenza delle carte raccolte con i dadi del destino, si muovono le barche, si stabilisce il nuovo primo giocatore, si mettono nuovi segnalini viaggio in tutte le caselle rimaste libere, si rilanciano i dadi del destino, si eseguono eventuali decreti e infine si distribuiscono 4 nuovi servitori a ciascun giocatore.
Una partita dura 4 round. Al termine, si procede al calcolo finale dei punti. Anzitutto si risolve la muraglia come se fosse completata anche se non lo è. Poi si ottengono punti per i decreti di livello 3, che comportano sempre l’ottenimento di punti a fine partita. Poi si contano i punti del Palazzo della Purezza Celeste (chi lo ha raggiunto per primo ne ottiene di più) e infine i punti per la giada. Chi ha più punti è il vincitore.
3. Componentistica
Gùgōng è un gioco dai materiali davvero splendidi. Quella che vedete nelle foto e nei video che accompagnano questa recensione è la deluxe edition, ma anche la versione normale è molto curata. Anzitutto, le illustrazioni sono molto evocative e riescono a essere molto colorate pur senza risultare pacchiane: si devono al veterano Andreas Resch, che ha lavorato anche per Istanbul, Lorenzo il Magnifico, Great Western Trail. Il tabellone, in particolare, riesce a fondere con mirabile naturalezza le necessità ‘tecniche’ richieste dalle meccaniche con la coerenza del disegno di fondo, raffigurante la splendida Città Proibita di Pechino, che dà anche il nome al gioco. Gli elementi tridimensionali spiccano per eleganza e piacevolezza al tatto: i servitori sono cubetti di legno nell’edizione normale e pedine sagomate sempre in legno nella versione deluxe; splendide pedine sagomate in legno sono anche quelle del cavaliere, dell’emissario e dei vari contapunti. Solo la barca è un token di cartone non all’altezza del resto delle pedine. I segnalini viaggio e i decreti dell’edizione deluxe sono di legno; le plance dei giocatori sono di spesso cartone sagomato; la giada è rappresentata da bei token di vetro. Gùgōng è una gioia e per le mani e per gli occhi, e come se non bastasse la confezione include anche splendidi insert appositamente predisposti, che rendono la preparazione del gioco semplice e veloce.
Excursus: strategie
Gùgōng è un gioco molto breve e molto stretto: in ciascuno dei 4 round, ogni giocatore ha a disposizione 4 o 5 turni al massimo, e più spesso potrebbe averne a disposizione anche solo 2 o 3 a seconda di come gioca le sue carte. È dunque fondamentale non sprecare tempo in azioni inutili e non disperdere troppo i propri sforzi. I dadi del destino rappresentano sempre una ‘distrazione’ notevole, che non devono farci deviare troppo dalla nostra strada: per esempio, potremmo avere spesso la tentazione di giocare carte basse così da poter mettere negli scarti le carte corrispondenti ai dadi che abbiamo nella nostra mano, ma così facendo diminuiamo drasticamente il nostro numero di turni, quindi in ultima istanza stiamo scambiando la possibilità di ottenere il bonus di fine round (3 punti e 1 passo per l’emissario) con la possibilità di effettuare azioni potenzialmente ben più remunerative. Un elemento da tenere sempre sotto controllo è la quantità di servitori che abbiamo non solo a disposizione diretta ma anche nella nostra riserva: la quantità totale di servitori a disposizione è infatti limitata e alcune azioni (soprattutto la muraglia e il Canal Grande) possono bloccarne diversi sul tabellone, rendendoci impossibile ottenerne quanti ce ne spetterebbero a fine round, la qual cosa è uno spreco. L’ideale è sempre cercare di ‘liberare’ il più possibile il tabellone quando si avvicina la fine del round: purtroppo non sempre ci sarà possibile. |
4. Conclusioni
Gùgōng è un gioco particolare, non semplicissimo da giudicare. Molti recensori non hanno nascosto la loro perplessità: all’originalità del meccanismo principale, basato sullo scambio delle carte, fa da contraltare una serie di minigiochi tutti molto semplici, il cui senso rischia di sfuggire se vengono considerati in sé o anche come semplici tessere giustapposte di un puzzle costruito in termini puramente cumulativi. In realtà la ragione che tiene assieme l’architettura del gioco è precisamente la ben dissimulata interazione tra le parti: il giocatore abile sarà, qui, colui che riuscirà a capire qual è il momento migliore per attivare ciascun minigioco, e che riuscirà a rendere sinergiche le ricompense ottenute tramite azioni che sono slegate tra loro solo in apparenza. È, questo, un classico caso in cui l’insieme è più della semplice somma delle sue parti: e si può ben capire lo scorno di chi trova il gioco, magari dopo un primo approccio, troppo frammentato e dispersivo. Non si può negare, poi, la presenza di qualche piccola ingenuità. Il fatto che raggiungere il Palazzo della Purezza Celeste sia obbligatorio pena la sconfitta è segno di un approccio un po’ rozzo alla creazione di ostacoli strategici: fa molto meglio, da questo punto di vista, Lorenzo il Magnifico con il suo tracciato della fede, che prevede per chi lo ignora non la pura e semplice sconfitta quanto una forte penalità, che sta al giocatore decidere se prendere o meno su di sé. Ciò nonostante, comunque, Gùgōng è un gioco che può regalare molte soddisfazioni: certo, è richiesta una certa affinità con l’approccio sperimentale scelto dall’autore, e sicuramente è necessaria più di qualche partita per ‘sintonizzarsi’ con esso. Ma chi è attirato dal tema e dalla splendida componentistica dovrebbe dargli, secondo noi, almeno una possibilità.
Tre pregi di Gùgōng | Tre difetti di Gùgōng |
La meccanica legata allo scambio di carte è innovativa e ben riuscita | Il gioco può apparire frammentato e dispersivo |
L’idea di fare un gioco con tanti sotto-giochi è curiosa e interessante | La breve durata può frustrare chi non ama i giochi troppo ‘stretti’ |
I materiali sono molto curati | Il meccanismo collegato al Palazzo della Purezza Celeste è un po’ troppo ‘semplice’ |