Fallout Shelter: The Board Game

Nel 2020 Fantasy Flight Games pubblica una versione da tavolo di un videogioco per dispositivi mobili ispirato al mondo di Fallout. Scopriamo di cosa si tratta.

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Esempio di gioco
Analisi critica

1. Ambientazioni sempreverdi
Per chi frequenta questo sito, il mondo di Fallout non ha bisogno di presentazioni. Creato da una squadra di mirabili autori raggruppati attorno a Black Isle tra il 1994 e il 1997, apparentemente ‘morto’ dopo la dissoluzione del gruppo ma poi salvato ed espanso dal colosso Bethesda, che ne possiede i diritti dal 2004, quella di Fallout è tra le ambientazioni nate appositamente per l’intrattenimento digitale più popolari in assoluto. Qui su La maschera riposta abbiamo trattato nel dettaglio tutti i videogiochi della serie: i due episodi originali di Black IsleFallout 3Fallout: New Vegas Fallout 4. Le uniche opere di cui non abbiamo parlato sono due spin-off: Fallout Tactics, strategico a turni del 2001, e Fallout Shelter, gestionale per dispositivi mobili del 2015. Ebbene, nel 2020 l’importante casa di produzione statunitense Fantasy Flight Games dà alle stampe una versione da tavolo proprio di quest’ultimo spin-off: Fallout Shelter: The Board Game è un classicissimo piazzamento lavoratori, firmato da Andrew Fischer, tra gli autori anche del più ‘pesante’ adventure game ambientato nel mondo di Fallout, nonché del recente Earthborn Rangers. Andiamo a scoprire esattamente come funziona il gioco.

2. Giocabilità generale
Fallout Shelter: The Board Game è un gioco di piazzamento lavoratori: i giocatori hanno a disposizione un certo numero di lavoratori, rappresentati da miniature raffiguranti il vault boy in varie pose, e usano queste pedine per ottenere risorse o svolgere altre azioni. A inizio partita ogni giocatore ha a disposizione 2 lavoratori: ma potrà ottenerne fino a un totale di 7 nel corso del gioco. Lo scopo è ottenere punti vittoria, che sono token di cartone raffiguranti una faccina sorridente: tematicamente, i giocatori sono in lizza per diventare i nuovi supervisori del loro vault e devono cercare di rendere felici gli abitanti così da vincere le imminenti elezioni.
Nel suo turno, il giocatore piazza un suo lavoratore su uno slot libero in una delle stanze del vault o nella zona contaminata: non esiste un tabellone e i vari ambienti sono raffigurati su carte che vanno disposte secondo un setup predefinito. A inizio partita, sono disponibili solamente 5 stanze ‘comuni’ più la zona contaminata, per un totale di 10 slot, dato che ciascuna stanza/carta ha 2 slot. Molti slot permettono di ottenere risorse, ovvero acqua, cibo ed energia: i giocatori tengono traccia delle risorse possedute usando cubetti su una propria plancetta personale. Altri slot permettono di ottenere nuovi lavoratori in cambio di risorse, di addestrare i propri lavoratori o di ottenere oggetti: questi ultimi si ottengono esplorando la zona contaminata e possono essere abilità speciali utilizzabili una volta per round o punti vittoria assegnati a fine partita sulla base di determinate condizioni. Al centro della plancia ci sono gli ‘ascensori’ che collegano i vari piani del vault: ogni giocatore ha un suo piano, inizialmente vuoto, nel quale può costruire fino a 6 nuove stanze. Lo slot presente nell’ascensore permette proprio di costruire una stanza, scegliendola nel display comune: le nuove stanze vanno collocate in fila di fianco all’ascensore del giocatore che le costruisce. Ogni stanza ha un costo in risorse, ma l’azione fa sempre anche ottenere 2 punti vittoria. Le stanze si traducono in nuovi spazi azione aperti a tutti: chi però decide di utilizzare uno slot in una stanza sul ‘piano’ di un altro giocatore farà ottenere a quest’ultimo una risorsa a sua scelta. Come scrivevamo sopra, diverse azioni permettono di ‘addestrare’ i propri lavoratori: effettuare questa azione non ha alcun beneficio immediato, ma quando il lavoratore verrà ritirato alla fine del round andrà piazzato nello spazio sopra la plancetta relativo all’abilità in cui è stato addestrato (che a volte è prestabilita e altre volte è a discrezione del giocatore). Un lavoratore addestrato permette, quando viene collocato in uno slot adatto, di far ottenere al giocatore il doppio della ricompensa prevista.
Quando i giocatori hanno terminato le loro pedine, il round finisce e si prepara il round successivo: ogni giocatore riprende i suoi lavoratori e si procede alla fase relativa alle minacce. Per ogni piano del vault si lanciano 2 dadi: nello slot corrispondente al risultato si deve piazzare una carta minaccia, prelevata dal relativo mazzo. Le minacce, rappresentate da belle carte semitrasparenti, prendono le forme di mostri, predoni o anche inconvenienti come incendi o blackout. Una minaccia blocca lo slot in cui si trova, ma ne crea un altro tramite il quale è possibile provare a ‘risolverla’. Ogni minaccia riporta un valore minimo necessario per ‘sconfiggerla’: il giocatore che prova a risolverla lancia i dadi e confronta i loro valori col valore richiesto. Se il valore è eguagliato o superato, la minaccia è risolta e il giocatore riceve immediatamente la ricompensa prevista. Se invece il valore è insufficiente, la minaccia ha ‘vinto’ e il giocatore posiziona la sua pedina sdraiata a indicare che è ‘ferita’. Le pedine restano ferite anche quando vengono ritirate a fine round: una pedina ferita può andare solamente negli spazi idonei, che hanno come effetto quello di guarirla, più, talvolta, di addestrarla in qualche abilità.
Il gioco prosegue in questo modo finché non si verifica una delle 2 condizioni di fine partita: termina il mazzo delle carte minaccia oppure un giocatore costruisce la sua sesta stanza. Si conclude il round in corso e si calcolano i punti vittoria: chi ha più punti è il vincitore.

3. Componentistica
Fallout Shelter: The Board Game ha un livello produttivo di tutto rispetto, talmente solido e talmente ricco di rimandi all’ambientazione che tanti appassionati di quest’ultima possono acquistarlo anche per puro e semplice collezionismo. La scatola è di metallo e ricorda in tutto e per tutto la lunch box presente nei videogiochi, nonché la collector’s edition fisica di Fallout 3. I lavoratori sono miniature raffiguranti il vault boy e ciascuna di esse ha una posa diversa, corrispondente a uno dei 7 attributi del sistema S.P.E.C.I.A.L. su cui si basano i videogiochi. Le carte hanno belle illustrazioni sullo stile, un po’ cartoonesco ma non per questo incoerente con le salienze della saga, del gioco per dispositivi mobili. Le carte minaccia, in particolare, sono in plastica trasparente così da far intravedere la stanza su cui si muove il mostro raffigurato: un tocco di cui si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno, ma che dona maggior spessore alla presenza al tavolo.

4. Conclusioni
Fallout Shelter: The Board Game è un gioco di piazzamento lavoratori classicissimo, giocando al quale tutti gli appassionati con un minimo di esperienza si sentiranno immediatamente a casa. Ci sono alcuni elementi di piccola originalità, come le minacce o la possibilità di addestrare i lavoratori: ma si tratta appunto di piccolezze, non così rilevanti nello schema generale. A far spiccare questo prodotto sulla concorrenza è quasi esclusivamente la sua ambientazione, ottimamente veicolata dal buon comparto produttivo, che peraltro mostra il fianco a qualche momento di ergonomia insoddisfacente. Le miniature, molto piccole, spesso ‘cadono’ mentre vengono maneggiate, col rischio di confondere i giocatori visto che le miniature stese sul fianco sono ‘ferite’. Il fatto che ogni pedina abbia la posa di un attributo del sistema S.P.E.C.I.A.L. poi può portare ad altra confusione: la posa delle miniature non ha alcuna rilevanza nella giocabilità, perché le miniature addestrate sono caratterizzate come tali solo in forza della posizione, peraltro labile, in cui vengono collocate dopo essere state ritirate. Sarebbe stato molto meglio avere lavoratori ‘generici’ e poterli sostituire, quando necessario, con lavoratori con la posa corretta. Anche in termini di giocabilità c’è qualche elemento che fa storcere il naso. Il gioco non prevede alcuna compensazione per chi parte per ultimo, né alcun ridimensionamento degli spazi azione se si gioca solamente in 2: questo significa che nelle partite con pochi giocatori si è molto ‘larghi’, mentre in quelle con molti giocatori chi gioca per ultimo avrà molte meno opzioni a disposizione rispetto a chi gioca per primo. Anche la variabilità non è così pronunciata: è vero che ci sono molte ‘stanze’ disponibili, ma le azioni sono più o meno sempre le stesse, combinate in modo differente. Potremmo concludere affermando che esistono sicuramente giochi di piazzamento lavoratori più validi e riusciti di questo: a rendere Fallout Shelter: The Board Game appetibile non è tanto la meccanica in sé e per sé, quanto l’ambientazione e il tema. Certo, affermare che si tratti di un gioco inutile e di un puro cash grab funzionale alla sua etichetta sarebbe ingeneroso: è un gioco capacissimo di reggersi sulle sue gambe. Chi però sia del tutto disinteressato all’ambientazione può trovare tanti altri giochi di questo tipo più appaganti e profondi.

Tre pregi di Fallout Shelter: The Board Game Tre difetti di Fallout Shelter: The Board Game
Materiali e produzione sono veramente curati. Le meccaniche sono fin troppo classiche e sanno di già visto.
L’ambientazione è ottimamente veicolata e chi la conosce troverà tanti riferimenti anche nascosti. L’ergonomia ha diversi momenti di imperfezione.
È comunque un gioco di piazzamento lavoratori molto solido e funzionale. La variabilità non è particolarmente notevole.

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