Il gioco di gestione risorse di Uwe Rosenberg risalente al 2009 è solitamente ricordato come una versione meno riuscita di Agricola: ma in realtà è decisamente più di questo.
I nostri video dedicati a At the Gates of Loyang su YouTube:
Esempio di gioco
Analisi critica
1. La “trilogia del raccolto”
Uwe Rosenberg, tedesco di Aurich, è tra gli autori di eurogame più noti e prolifici al mondo: alcune sue opere, tra cui Patchwork, Caverna, A Feast for Odin, hanno stazionato o ancora stazionano stabilmente nella top 100 del sito BoardGameGeek, che riunisce i giocatori da tavolo di tutto il mondo. Il lavoro più celebre di Rosenberg però è senza dubbio Agricola, la cui prima edizione risale al 2007: quell’autentico caposaldo del piazzamento lavoratori è stato visto retrospettivamente dal suo stesso autore come parte di un percorso, chiamato la “trilogia del raccolto” e proseguito nel 2008 con Le Havre e infine nel 2009 con At the Gates of Loyang, il gioco oggetto di questa recensione. Agricola è sempre rimasto ineguagliato in termini di successo e popolarità: soprattutto Loyang appare un po’ come una sua versione in minore, quasi apocrifa, nonostante si tratti, almeno in teoria, di un affinamento della formula originaria. A un occhio critico attento, questo gioco mostra infatti elementi di interesse anche in termini puramente generali, a prescindere dai suoi prodromi: scopriamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
2. Giocabilità generale
At the Gates of Loyang è un gioco di gestione e conversione risorse: il vincitore sarà il giocatore che riuscirà a trasformare più efficacemente le sue verdure in denaro. I partecipanti vestono infatti i panni di contadini nella Cina di due millenni fa: Loyang è una delle capitali dell’impero Han e i coltivatori si radunano periodicamente alle sue porte per incontrare clienti a cui vendere il raccolto. Il gioco ha una durata fissa di 9 round: all’inizio di ciascuno i giocatori mietono verdure dai loro campi, ottengono nuovi clienti o aiutanti tramite un draft e infine compiono azioni per trasformare queste verdure in denaro col quale avanzare lungo la via della prosperità. A fine partita sarà il giocatore in posizione più avanzata in questo tracciato a vincere.
Ogni giocatore comincia la partita con un campo chiamato campo casa, che prende le forme di una carta con 9 caselle: ognuno dovrà decidere cosa piantarci tra le 3 verdure più economiche, ovvero grano, zucche o rape. All’inizio di ogni round si miete una verdura da questo campo e la si colloca nel proprio carretto, ovvero una carta che funge da scorta per le proprie risorse. Poi si scopre da un mazzetto di 8 carte un altro campo: i campi che entrano in gioco nel corso della partita hanno da 3 a 6 caselle e permettono la coltivazione di verdure di livello inversamente proporzionale alla grandezza del campo. Quindi per esempio solo il campo più piccolo, da 3 caselle, consente la coltivazione della verdura più costosa, il porro.
Dopo aver mietuto verdure e scoperto un nuovo campo, comincia la fase di draft. Ogni giocatore ottiene 4 carte: nel proprio turno potrà scartarne 1 nel cortile, ovvero in un display comune al centro del tavolo, oppure potrà chiudere il draft giocando 1 carta dal cortile e 1 carta dalla propria mano. Solo nelle partite a 2 giocatori all’inizio di ogni turno nella fase di draft è possibile scoprire 1 carta dal mazzo nel cortile. Quando un giocatore chiude il draft, le carte che ha ancora in mano finiscono nel cortile; a quel punto anche tutti gli altri giocatori devono obbligatoriamente chiudere.
Chi ha chiuso il draft per ultimo è il primo a eseguire la fase azioni, che è il cuore del gioco. Nel suo turno, il giocatore può svolgere tutte le azioni che vuole nell’ordine che preferisce: ogni azione può essere eseguita anche più volte. Le azioni disponibili sono: seminare verdure nei campi vuoti, acquistare o vendere verdure nel negozio, ovvero nel proprio display personale organizzato sulla propria plancetta, scambiare verdure nei mercati (carte che offrono varie opzioni di scambio), vendere verdure ai propri clienti in cambio di denaro, comprare un “pacco doppio”, ovvero 2 carte pescate casualmente dal mazzo, attivare gli aiutanti, ovvero carte bonus che offrono azioni particolari, alcune anche fortemente interattive nei confronti degli altri giocatori. Val la pena spiegare meglio come funzionano i clienti. Alcuni sono clienti abituali, che richiedono verdure particolari nel round in cui vengono giocati e anche nei 3 round successivi e che infliggono penalità se non vengono accontentati; altri sono clienti occasionali e vogliono un certo assortimento di verdure per una sola volta, senza penalità legate ai tempi di consegna. I clienti abituali consentono un minimo di pianificazione a lungo termine, garantendo una rendita costante; i clienti occasionali offrono occasioni di guadagno più estemporanee, ma rendono molto soprattutto se sono meno dei clienti abituali che stiamo servendo.
Quando il giocatore di turno termina la fase azioni, può muovere la sua pedina lungo la via della prosperità. Il primo passo costa sempre 1 moneta: è possibile avanzare ancora, ma i passi successivi costano come la casella su cui ci si muove. Muovere dalla casella 9 alla casella 10, per esempio, costa 1 moneta se è il primo passo che facciamo in quel turno, ma costa 10 monete se è il secondo passo di quel turno.
Si prosegue in questo modo fino alla fine del round 9: a quel punto chi è più avanti sulla via della prosperità è il vincitore. Accadrà spesso di avere più giocatori che terminano sulla stessa casella: in quel caso vince chi ha più monete.
3. Componentistica
At the Gates of Loyang è un gioco datato e, a differenza di Agricola, non ha mai avuto espansioni o nuove edizioni più lussuose. Questo si riflette nel suo aspetto, che peraltro non è affatto disprezzabile e si caratterizza anzi come perfettamente adeguato al mood e al tema che il gioco vuole veicolare. Le star dell’insieme sono senza dubbio i veggie meeple, ovvero le verdure di legno, colorate e sagomate. Gli unici altri componenti tridimensionali sono il segnalino primo e secondo giocatore, semplici pedine circolari, e i segnalini della via della prosperità, deliziose rappresentazioni stilizzate di contadini col cappello di paglia. Le plance personali sono di cartoncino non particolarmente spesso: sono sagomate a T per permettere la sistemazione, attorno a esse, delle varie tipologie di carte giocate: sia le plance sia le carte stesse sono illustrate dal veterano Klemens Franz, già autore degli artwork di decine di altri giochi celebri, tra cui quasi tutti gli altri giochi di Uwe Rosenberg. Un elemento che lascia perplessi della componentistica è senza dubbio la dimensione della scatola, decisamente esagerata: dopo aver riposto tutte le componenti, sarà per tre quarti completamente vuota.
4. Conclusioni
Agricola si è imposto nella produzione di Uwe Rosenberg come il suo capolavoro: e non è difficile capirne il perché. Il primo episodio della “trilogia del raccolto” combina piazzamento lavoratori e gestione risorse in termini che sono sia strettissimi sia molto vari, principalmente grazie alle carte prelevate a inizio partita. At the Gates of Loyang è un’opera più sperimentale: mettendo da parte la componente di piazzamento lavoratori e lasciando i giocatori liberi di fare ciò che vogliono in ciascun turno, il gioco dà vita a meccanismi di gestione risorse più approfonditi e creativi. Ad accentuare la varietà c’è anche il draft di carte, che si ripete all’inizio di ogni round: ciascuno di questi ultimi, ben 9 in ogni partita, si configura dunque come un puzzle più o meno autonomo, che chiama i partecipanti a impegnarsi al meglio, nella situazione data, per ricavare denaro dagli ortaggi a disposizione. Va detto che il draft sembrerà, soprattutto nelle prime partite, una componente un po’ farraginosa, che interrompe inopinatamente il flusso del gioco: le sue modalità di svolgimento hanno un senso che si apprezza più in teoria che in pratica, e non ci mancherà la sensazione che un sistema di pesca più veloce e tradizionale sarebbe forse stato più adatto. Le carte aiutante interattive possono essere molto cattive, tanto che alcuni giocatori le eliminano completamente dal mazzo: toglierle dal gioco, tra l’altro, dà anche il vantaggio di permettere ai giocatori di effettuare la fase azioni in contemporanea, abbattendo drasticamente il downtime. Una lamentela comune infatti è relativa alla durata del gioco, forse eccessiva per ciò che offre l’esperienza: qui entra in gioco ovviamente il proprio gusto personale. Se amiamo i puzzle di conversione risorse serrati e rigorosi, Loyang può regalarci parecchie soddisfazioni.
Tre pregi di At the Gates of Loyang | Tre difetti di At the Gates of Loyang |
È una variante di Agricola più ardita e creativa. | Il gioco è un puro e semplice esercizio di conversione risorse. |
Il sistema di draft è veramente particolare. | Forse è un po’ troppo lungo per ciò che offre e va sconsigliato in più di 2 giocatori. |
I veggie meeple sono irresistibili! | Il draft è fin troppo arzigogolato e traumatizza un po’ il flusso di gioco. |